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Foto segnaletiche di donne americane tra gli Anni ’40 e ‘60

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Una serie di foto segnaletiche di donne americane tra gli Anni ’40 e ‘60: i loro volti raccolti in un libro dal collezionista Mark Michaelson.

Il padre della criminologia, Cesare Lombroso, sosteneva che si potessero dedurre i caratteri psicologici e morali dalla fisionomia e dalle espressioni del volto di una persona. E’ in fondo questo che affascina delle foto segnaletiche delle persone arrestate, usate fin dall’epoca vittoriana – in cui vigeva un certo gusto per il macabro e per ciò che era spaventoso – per studiare i loro profili psicologici e valutarne la pericolosità sociale.

Un collezionista statunitense, l’art director Mark Michaelson, ha raccolto circa 10.000 di fotografie di uomini e donne ricercati (“wanted”) finiti in manette per un qualche tipo di reato – compresa la prostituzione – tra il 1870 e il 1970. Molto competente nella gestione delle immagini, Michaelson è venuto in contatto con un fotografo londinese, Nick Dolding, che le ha riunite in un libro pubblicato nel 2009 e acquistabile anche in Italia su Amazon. E’ intitolato “Least Wanted: a Century of America Mugshot”, dedicato appunto ad un secolo di foto segnaletiche americane. Ecco alcune fotografie di donne tra gli Anni Quaranta agli Anni Sessanta. A volte sono indicati i loro nomi e ciò di cui erano accusate: per esempio Rita Maria McGinty, di professione domestica, agli arresti nel 1945 con l’accusa di “Condotta disordinata”.

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Volti dalle espressioni dure o mortificate, oppure sui quali compariva addirittura un sorriso sprezzante, o volti di chi aveva appena pianto o non riusciva a trattenere le lacrime. Molte di queste donne avevano i capelli scarmigliati, magari per aver cercato di impedire alle autorità di arrestarle, altre avevano un’acconciatura perfetta.

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Il libro

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La descrizione di “Least Wanted” spiega che le “facce peggiori” sono state fotografate tra gli Anni Venti e Trenta. Si trattava in genere di gangester, prostitute e giovani sbandati di strada. “Annoiati, imbarazzati, orgogliosi, schivi, duri, provocatori, feriti, o innocenti (fino a prova contraria), in ogni caso, il protagonisti riescono a stare di fronte alla fotocamera rivelando un carattere unico”, viene sottolineato. Molti non erano colpevoli, ma furono condannati ingiustamente in un particolare periodo storico degli Stati Uniti: neri che avevano l’unica “colpa” di aver camminato in zone riservate ai bianchi durante la segregazione razziale:, bambini affamati che avevano semplicemente rubato una mela durante la Grande Depressione, ubriachi nel periodo del Proibizionismo, o altri colpevoli soltanto di essere sindacalisti o di avere idee comuniste.

La mostra

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A queste fotografie, nel 2006 era stata già dedicata una mostra a The House of Love of Dissent in via Leonina 85 a Roma. Uno degli organizzatori aveva spiegato che non erano stati rivelati agli spettatori i motivi degli arresti e spesso, chi credeva di aver capito “dalla faccia” la colpevolezza di qualcuno, all’uscita scopriva che quella persona era innocente: qualcuno si era persino messo a piangere, per averlo giudicato così male ingiustamente.

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