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Francavilla: trovata cocaina nell'auto di Fausto Filippone

Fausto Filippone

C'era della cocaina nell'auto di Fausto Filippone , l'uomo che il 20 maggio ha gettato nel vuoto moglie e figlia

Continuano le indagini sulla tragedia del viadotto di Francavilla. Occorre fare giustizia per una mamma e una bambina di 10 anni morte così ingiustamente. E’ necessario comprendere quale possa essere stato il movente che ha spinto Fausto Filippone a uccidere moglie e bambina, gettandole nel vuoto domenica 20 maggio 2018. A pochi giorni dai funerali e dalle dichiarazioni rilasciate dai familiari, tragicamente afflitti dal dolore, sono emersi nuovi dettagli, preziosi ai fini della ricostruzione dell’accaduto. Nell’auto dell’assassino, a sua volta suicidatosi, è stata ritrovata della cocaina.

Cocaina nell’auto di Fausto Filippone

C’era della cocaina nell’auto di Fausto Filippone, l’uomo che il 20 maggio ha gettato la figlia di 10 anni da un viadotto dell’A14. Prima si è sbarazzato della moglie, definendo la sua caduta dalla terrazza di casa un semplice “incidente domestico”. In seguito ha gettato nel vuoto la loro bambina. Infine, dopo che la polizia ha tentato invano di convincerlo a salvarsi, si è lanciato anch’egli dal viadotto.

Fausto Filippone

Nella sua auto è stato trovato un bicchiere di plastica con cinquanta grammi di polvere biancastra. Sottoposta alle prime analisi, è risultata contenere cocaina ma anche una sostanza diversa. Nella sua Bmw X1 è rinvenuta una siringa usata, al cui interno erano presenti un paio di gocce di una sostanza ancora da identificare.

La Procura della Repubblica di Chieti, secondo quanto si apprende dalle ultime indagini, attraverso il sostituto procuratore Anna Lucia Campo, responsabile dell’inchiesta, ha affidato una consulenza sui due reperti (bicchiere e siringa) trovati a bordo dell’auto di Filippone. La sua Bmw è stata perquisita subito dopo il suicidio dell’uomo. Una secondo consulenza è stata affidata ad un tecnico informatico, Davide Ortolano. A lui il compito di esaminare i cellulari di Filippone e della moglie, Mariana Angrilli. Il suo telefono è stato trovato addosso a Filippone, danneggiato dopo il volo dal viadotto. Anche su questo aspetto, per nulla irrilevante, la polizia sta continuando a indagare.

Tragedia di Francavilla

“Lascia aperta la porta della camera perché devo venire a pulire il balcone”: sarebbero questo le parole pronunciate da Filippone venerdì 18 maggio, due giorni prima della strage familiare. Il manager avrebbe telefonato a uno degli studenti a cui ha affittato l’appartamento in piazza Roccaraso, a Chieti. Quella stanza permette di accedere al balcone dal quale domenica 20 maggio, a mezzogiorno, Fausto ha fatto cadere la moglie Marina. Questo episodio avvalorerebbe la tesi delle predeterminazione. Infatti, tutto lascia ipotizzare che, nel momento in cui è partita la chiamata, il 49enne aveva già in mente il piano di morte per sterminare la famiglia, ammazzando la moglie e la figlia, per poi togliersi la vita.

Filippone si è preoccupato di contattare lo studente, perché nel fine settimana il ragazzo torna spesso a casa. Attraverso quella chiamata, ha evitato di incorrere nel rischio di trovare la porta chiusa a chiave. È l’ennesimo dettaglio che conferma che il duplice omicidio-suicidio fosse premeditato.

L’assassino, inoltre, sembrerebbe aver effettuato un sopralluogo sul cavalcavia Alento dell’A14 prima di sterminare la sua famiglia. Gli investigatori, infatti, hanno ricostruito gli ultimi spostamenti del manager di 49 anni attraverso il telepass della sua auto. Domenica 6 maggio, due settimane prima della tragedia, Filippone è entrato dal casello di Chieti-Pescara Ovest ed è uscito a Ortona, transitando dunque sul cavalcavia Alento. Ognuno di questi fattori risulta essere di primaria rilevanza ai fini della ricostruzione di quanto accaduto.