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Giuseppe Samir Eid, come raggiungere una convivenza serena tra le due rive del Mediterraneo

Giuseppe Samir Eid

Giuseppe Samir Eid, componente della squadra di prima ora del CADR, ha riflettuto sui rapporti tra il mondo musulmano e quello occidentale.

Un’analisi attenta e accurata per aiutare l’integrazione e la convivenza tra i nuovi arrivati di religione islamica e i cittadini italiani. Un problema dibattuto e controverso, spesso non adeguatamente conosciuto né sufficientemente affrontato. Lo fa Giuseppe Samir Eid nel corso dell’intervista. Seguendo lo spirito della Lettera del Cardinale Martini Noi e l’Islam, Giuseppe Samir Eid componente della squadra di prima ora del CADR, il Centro Ambrosiano di Dialogo con le religioni, ha raccolto alcune pubblicazioni e riflessioni sul rapporto tra popolazioni di fede e culture diverse provenienti dal mondo arabo musulmano per usufruire degli strumenti per una giusta inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico, da cui proviene l’autore. La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose, sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini e una serena convivenza tra le due rive del Mediterraneo. 

Giuseppe Samir Eid, la convivenza tra le due rive del Mediterraneo

Per l’Italia l’immigrazione a lungo è rimasta una questione geopolitica e socio-culturale lontana. Fino agli anni Ottanta, infatti, i Paesi anglofoni e francofoni erano le mete preferite dei migranti africani. Tuttavia, la continua crescita demografica in Africa ha spinto la popolazione più giovane a raggiungere anche l’Italia. All’inizio del 2000 il numero degli immigrati in Italia superava di poco un milione, con un terzo musulmani. Già dagli anni Ottanta il Cardinal Martini mostrava la sua lungimiranza. Intitolava la sua lettera per il Natale 1990 “Noi e L’islam”, preparando i cittadini ad accogliere e convivere con popolazioni di cultura e religioni diverse. L’Islam era sconosciuto ai più, la Lettera invitava i cittadini italiani ad accogliere, conoscere i nuovi arrivati, aiutarli a integrarsi nel nuovo contesto.

Le precise descrizioni del rapporto tra il mondo islamico e quello occidentale si collocano a pieno titolo nei temi di attualità più discussi e le sue sapienti considerazioni costituiscono uno spunto sul quale è bene riflettere. Le sue parole sono utili consigli per educatori, scuole, centri sociali e biblioteche. 

Le considerazioni di Giuseppe Samir Eid

“I cattolici hanno un capo supremo e la religione non invade il campo della politica. Nel mondo islamico non è così. Le sfere più basse sono quelle che nel mondo arabo più influiscono sul popolo. Nei vari centri culturali o moschee ci sono i predicatori, i quali non sempre rispecchiano quanto detto dall’Alto e non rispettano l’accordo fatto. Questo accade perché sono condizionati da chi finanza il centro. Inoltre, tutti questi centri di preghiera non sempre conoscono l’Occidente e la sua cultura. Il predicatore si limita a riprodurre la cultura del Paese da cui arriva, dal Pakistan al Marocco: l’immigrato che vive in Italia ne sarà inevitabilmente influenzato. Quest’ultimo, infatti, rivede in Occidente la visione del mondo che ha ricevuto nel suo Paese. Serve un appropriato approccio all’integrazione per le persone che vengono a lavorare in Italia”, ha dichiarato Giuseppe Samir Eid.

Quindi ha aggiunto: “Non si può cambiare la cultura di miliardi di persone. Chi arriva deve adottare una politica di acculturamento. La religione e la cultura degli immigrati che provengono da Paesi a maggioranza musulmana non sono uguali fra loro. Ho avuto modo di incontrare e dialogare con intellettuali musulmani che apertamente mi spiegavano che sono favorevoli all’esportazione di manodopera islamica in Europa. Così si favoriscono matrimoni misti: gli uomini islamici sposano donne europee e sono proprio loro poi a convertirsi all’Islam. Viceversa, non si sentono molti casi di uomini musulmani che si convertono al Cristianesimo o di coppie in cui ogni coniuge resta fedele alla sua religione. È una differenza di mentalità, si dimostra che la personalità religiosa dell’arabo è molto importante rispetto a quella della persona occidentale”.

Giuseppe Samir Eid, il confronto tra due mondi

“La minoranza cristiana che si trova in un Paese a maggioranza musulmana sente il peso delle leggi discriminatorie nei suoi confronti. In tribunale, per esempio, è meglio non avere come testimone una donna e neppure cristiana. Inoltre, ci vogliono due cristiani che testimonino per un musulmano”, ha ricordato.

E ancora: “Se un uomo cristiano, sposato e con figli, si innamora di una donna musulmana, il divorzio comporta una serie di conseguenze. In particolare, i figli devono seguire la religione del padre: nonostante siano nati cristiani, diventano automaticamente musulmani. Tale imposizione ha creato lacerazioni tremende nelle famiglie cristiane. La donna cristiana perde così la sua famiglia. Inoltre, il cristiano non può sposare una donna musulmana se prima non si è convertito all’Islam. I figli devono essere tutti musulmani. Se l’uomo è musulmano, tale deve essere tutta la sua famiglia”.

Quindi ha spiegato: “L’italiano dovrebbe istituire un ponte verso l’altro e i musulmani dovrebbero ricevere insegnamenti che permettano loro di conoscere e adeguarsi alla nuova cultura con la quale entrano in contatto, affinché imparino che non ci sono differenze nel trattamento delle persone”.

“A volte le autorità islamiche hanno paura dell’Occidente. Temono che i musulmani che approdano in Italia perdano la propria intimità religiosa, perché qui è assente tra le persone. In Italia i musulmani sono ancora agli inizi del loro inserimento. Il Cardinal Martini aveva previsto il futuro. Ha evidenziato tutte le problematiche e delineato soluzioni. Dovrebbero fare lo stesso i politici: non ho niente contro il fenomeno dell’immigrazione, ma deve essere organizzata. Al contrario, se chi arriva non si inserisce adeguatamente nella società, senza un acculturamento né un lavoro, è un problema”, ha fatto sapere Giuseppe Samir Eid.