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Il Jova Beach Party funziona eccome perché ha un’anima

Lorenzo Cherubini-Jovanotti

L'ora santa in cui dire che il Jova Beach Party funziona e che Lorenzo Cherubini ha messo in piedi un rito benefico che mette l'etica sul pentagramma

Sarebbe ora di dirlo ad alta voce, anzi, a volume altissimo: il Jova Beach Party funziona eccome, e funziona perché come evento ha un’anima capace di cogliere anche le perfette sfumature di ciò che va oltre la musica ed una pianificazione praticamente perfetta. Allo stato attuale noi umani non siamo in grado di essere tanti dottor Dolittle, ma siamo tondamente convinti del fatto che il fratino approverebbe quello che Lorenzo Cherubini gli ha spadellato davanti al becco. Perché l’uccello totem delle reprimende della Lipu a Cherubini potrebbe pigolare “L’ombelico del mondo” senza che i gabbiani lo chiamino “merdaccia”? Per una serie di motivi che sarebbe ora di mettere in pole rispetto alle letture talebane degli ultimi giorni, quelle che vedrebbero i Jova Beach Party descritti come eventi ipocriti.

Perché il Jova Beach Party funziona

Secondo questa narrazione manichea i JBP sono roba che da un lato celebra l’ambiente con sponsor “studiati” come il Wwf e dall’altro lo frega sul suo terreno perché “gode” del “non luogo a procedere” burocratico della Massima Autorità sul Tema. La prima considerazione da fare era la più ovvia, quella rasoterra che però nessuno ha messo in piazza: Jovanotti non è un cretino e la sua anima zen e pan-universale è talmente datata ed empirica che non si sarebbe mai sognato di fare il Tafazzi e mettere su un evento balneare massivo che gli si sarebbe ritorto contro proprio sul mantra della sua esistenza di uomo e di artista. Ve la immaginate Diane Fossey buonanima che si fa beccare a battere le mani quando i caccia mitragliano il petto di King Kong? Ecco.

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L’ecologia non è un bollo tondo

Il secondo dato è un po’ più difficile da far digerire ad un’Italia che per tradizione è irregimentata su categorie concettuali nette e soprattutto “accademiche”: l’ecologia non è un protocollo con bollo tondo o una corciata militante che abbisogna di nemici, ma un modo di vivere e provare emozioni, mettendoci dentro la carica che determinate “bellezze” concesse alla specie umana come la Musica innescano nel praticare uno stile di vita, più che proclamarlo. I Jova Beach Party non sono solo concertoni dove le regole del rispetto dell’ambiente vengono messe in priorità per evitare guai o noie, sono eventi dove una certa anima universale va un upgrade, dove la gente sorride, dove le coppie si baciano, dove la gioia sfratta la melma di due anni di Covid e il fango di una vita che spesso faceva schifo anche prima. Non sono posti, sono riti di purificazione dove la gente reimpara quanto è bello amare, amare chi di ama e ti bacia, chi ti sta al fianco a sbracciarsi come un derviscio e chi ti ospita nel cammino terreno: il mondo.

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Le spiagge, la gioia ed il rispetto sorridente

Ecco perché parlare dei Jova Beach Party senza parlare del rispetto commosso, empatico ed urlato per il mondo che da essi discende è una faccenda incompleta ed un po’ ipocrita. Ecco perché quelle immense combriccole di sciamannati che si agitano sulle spiagge sono la cosa migliore che ci potesse capitare da tantotantotanto tempo a questa parte. Ecco perché l‘ambiente sta sicuro proprio mentre se ne cantano le lodi con l’ukulele.

Cosa è stato fatto per quelle spiagge

E c’è un aspetto pratico e per nulla “zen” con il quale Lorenzo Cherubini ha messo al sicuro l’evento nato nel 2019: lo ha fatto non tanto per dribblare le grane ma per dare fiato al suo “mood” esistenziale. Sul JBP è operativo un piano ambientalista settato per gli eventi e chiamato “Ri-Party-Amo”. Era stato presentato nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, non in una savana irraggiungibile dai soloni che oggi salgono sulle barricate. A presentare con “Jova” quel protocollo di azione ed intervento la presidentessa del Wwf Italia Donatella Bianchi ed Andrea Lecce, Responsabile Direzione Impact di Intesa Sanpaolo. Il motivo della presenza di un banca ad un appuntamento per garantire la tutela dell’ambiente? Semplice e forse sgradito, ma per proteggere l’anima “green” del mondo servono soldi, tanto soldi, e Jovanotti ha cercato chi poteva darglieli nel nome di una causa buona. E quanto ha raccolto Cherubini per garantire che ai Jova Beach Party la tribù ballasse su un mondo pulito all’inizio e pulito a luci spente? (con la collaborazione di Intesa Sanpaolo e attraverso la piattaforma di crowdfunding For Funding). Circa 3 milioni di euro da utilizzare per la pulizia di 20 milioni di metri quadri di spiagge, laghi, fiumi e fondali. E non solo: in plafond ci sono anche “sei macro azioni di ripristino degli habitat” e a traino delle stesse otto incontri nelle università italiane, workshop nelle scuole e 100 mila studenti abili arruolati per capire quanto sia importante ballare senza sporcare o sfrattare i coinquilini del pianeta. Con questi presupposti cassare le polemiche non pare così difficile no?

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Balla fratino, balla!

Ed ecco perché, giureremmo, in questo momento esatto da qualche parte su una duna di fronte al mare c’è un fratino che, pur non avendo i denti, se la ride di grosso. E magari balla.

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