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Incontro fra Draghi e sindacati, Landini: “Basta chiamarci a cose già decise”

Maurizio Landini

Incontro fra Draghi e sindacati, Maurizio Landini ci vuole andare da protagonista attivo e non da comparsa con copione: “Basta chiamarci a cose già decise”

Il decisionismo a prescindere del premier piace poco a Maurizio Landini , che in merito all’incontro fra Draghi e i sindacati non le manda a dire e in una intervista al Corriere della Sera dice: “Basta chiamarci a cose già decise”. Insomma, il segretario generale della Cgil alza i toni spiega che senza un vero tavolo di confronto si valuterà il da farsi, anche iniziative più drastiche

Incontro fra Draghi e sindacati, Landini non vuole andarci come invitato “di comodo”

Il summit fra Mario Draghi, il suo governo e le sigle sindacali è previsto per il pomeriggio di oggi, due dicembre, con la Legge di Bilancio a fare da cardine. E l’augurio di Landini è stato quello che “si apra un vero tavolo di confronto, perché finora ci hanno solo informati delle intese raggiunte nella maggioranza”. 

Le priorità di Maurizio Landini per l’incontro fra Mario Draghi e i sindacati

Poi il segretario della Cgil snocciola le priorità: “È importante che ci sia un confronto per cambiare le scelte contenute nella legge di bilancio. Le cose cambino nei rapporti con il governo, altrimenti valuteremo con Cisl e Uil il da farsi dopo l’incontro”. Lo spettro o la “matta necessaria” è ovviamente quello di uno sciopero generale. Spiega Landini: “Senza risultati, dovremo inasprire le forme di mobilitazione”

Irpef e lotta al precariato: ecco dove Landini vuole risultati veri dall’ncontro fra Draghi e i sindacati

Dov’è che il leader sindacale vede risultati scarsi? Soprattutto sul tema della manovra sull’Irpef: “Ha benefici molto limitati per i redditi fino a 35mila euro. Dietro c’è un’idea di progressività a rovescio e non si interviene né sull’evasione né sulle grandi ricchezze”. Poi il precariato e le strategie concrete per batterlo o quanto meno contrastarlo seriamente, perciò Landini esige “una lotta alla precarietà” e ai “troppi contratti che autorizzano forme di precariato”, invocando una legge che introduca un “contratto unico di inserimento lavorativo”.