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La Danimarca vieta di bruciare il Corano

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In Danimarca chi infrange la legge che vieta di bruciare, strappare o profanare pubblicamente il Corano rischia fino a due anni di carcere

Il parlamento danese ha approvato una legge che rende illegale bruciare copie del Corano in luoghi pubblici, dopo che le proteste nei Paesi musulmani hanno sollevato problemi di sicurezza. La Danimarca ha cercato di trovare un equilibrio tra la libertà di parola tutelata dalla Costituzione e la sicurezza nazionale.

La Danimarca vieta di bruciare il Corano

Il disegno di legge, che proibisce “il trattamento inappropriato di scritti con una significativa importanza religiosa per una comunità religiosa riconosciuta“, è stato approvato giovedì con 94 voti a favore e 77 contrari dal Folketing. Nel Paese quindi sarà vietato bruciare, strappare o altrimenti profanare i testi sacri pubblicamente o in video destinati a essere ampiamente diffusi. In base ai dati condivisi dalla polizia nazionale, dal 21 luglio al 24 ottobre sono stati registrati 483 roghi di libri o bandiere. Il disegno di legge, inizialmente annunciato alla fine di agosto, è stato emendato dopo le critiche secondo cui la prima bozza limitava la libertà di espressione e sarebbe stata difficile da applicare. Inizialmente era stato previsto di coprire gli oggetti di significativa importanza religiosa.

Si intensificano le proteste

Quest’anno la Danimarca e la Svezia hanno assistito ad una serie di proteste pubbliche in cui gli attivisti anti-Islam hanno bruciato o danneggiato copie del Corano, scatenando tensioni con i musulmani e facendo nascere la necessità di vietare questa pratica. Alla fine di luglio centinaia di manifestanti hanno cercato di marciare verso l’ambasciata danese a Baghdad, dopo un appello del leader religioso e politico sciita Moqtada al-Sadr. In risposta al peggioramento della situazione, il Paese scandinavo ha temporaneamente rafforzato i controlli alle frontiere. Chi infrange la nuova normativa rischia una multa o fino a due anni di carcere. Secondo quanto dichiarato dal ministero della Giustizia, l’obiettivo è quello di contrastare “la sistematica presa in giro” che, tra le altre cose, ha contribuito a intensificare la minaccia del terrorismo in Danimarca.

Le critiche

Chi si è opposto alla legge ha sostenuto che qualsiasi limitazione alla critica della religione mina le libertà faticosamente conquistate nel Paese. “La storia ci giudicherà duramente per questo, e a ragione. Il punto è se una restrizione alla libertà di parola è determinata da noi o se è dettata dall’esterno“, ha commentato Inger Stojberg, leader del partito Denmark Democrats. Il governo di coalizione centrista danese ha sostenuto che le nuove regole avranno solo un impatto marginale sulla libertà di parola e che criticare la religione in altri modi rimane legale.