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Gli Ex Otago ai Deejay Xmasters tra pop, musica e politica

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Dal post Sanremo al Ponte Morandi: tanti gli argomenti trattati dalla band che ha rivoluzionato il pop italiano.

Gli Ex Otago, dopo la parentesi Sanremo 2019, sono ripartiti con la loro tournée direttamente dal palco del Nameless Music Festival l’8 giugno: da lì il Parma Music Park, il Tuborg Open Fest di Milano e il Rock in Roma. Tappa anche ai Deejay Xmasters, dove il “La notte chiama Tour” ha fatto sosta con un concerto che ha acceso la spiaggia di Senigallia, tra balli, luci e grande musica. La band genovese si è poi concessa nel postconcerto ai microfoni di Notizie.it, dove ha toccato vari argomenti: dal panorama della musica italiana oggi al dopo Festival, con un pensiero a Genova, a qualche settimana dall’anniversario della caduta del Ponte Morandi.

Intervista agli Ex Otago

“E’ un panorama raggiante, luminoso… è un momento molto buono e siamo felici di farne parte, ma il meglio deve ancora venire”. Inizia così l’intervista agli Ex Otago, con le parole del frontman Maurizio Carucci, che analizza lo scenario della scena pop oggi, mentre fuori dal tendone del backstage la festa continua, tra musica e colori.

Perché questo meglio è stato anche spinto dalla partecipazione a Sanremo, che ha portato il gruppo nelle case di tutti gli italiani.

“C’è stato un cambio, ma non repentino. Avevamo già un gruppo di seguaci alle spalle, una storia molto lunga e Sanremo ha incrementato un po’ il nostro pubblico, aiutandoci ad arrivare nelle tavole di alcune fasce di italiani ai quali non saremmo arrivati.” E gli Ex Otago, che definiscono i loro concerti delle feste dove stringersi e abbracciarsi, come valutano il fattore “calore”, sul e fuori dal palco oggi, nel contesto quotidiano? “Come ogni festa che si rispetti c’è bisogno di una giusta empatia, di una giusta carica e più che mai c’è bisogno di ballare, guardarsi attorno, stringersi, ballare e stare insieme…”

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La chiave è nel “pop”

Pop è una valigia, dove dentro ci stanno un sacco di cose, a volte belle… bellissime, a volte meno”. Gli Ex Otago, pionieri del pop indipendente, fanno una riflessione su quella che è la parola simbolo della loro storia, che continua ad accompagnarli e a rinnovarsi grazie anche alla loro musica. “Sicuramente è un genere solo, che sa racchiudere da Laura Pausini, Calcutta e Nek… cioè il diavolo e l’acqua santa. C’è stato un certo tipo di pop che prima non era mai entrato nelle radio e che ora è arrivato attraverso molti canali. La gente ha ricominciato ad ascoltare pop italiano, una cosa inedita. Nel 2007 lo chiamavamo pop sbagliato, ad oggi è diventato qualcosa di diverso, si è fatto spazio in mezzo a quel pop che una volta credevamo giusto”.

Un genere che ha classificato anche il documentario di Maurizio, il frontman, autore di AppenninoPop: “Attraverso questo film cercheremo di portare le tematiche dell’Appennino in città, cercando di ridisegnare l’immaginario comune che la gente ha dell’Appennino”.

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Genova: Ponte Morandi, politica e musica

Gli Ex Otago nascono nel 2002 proprio a Genova, città che tutti ricordano per il tragico evento dello scorso 14 agosto, dove il crollo del Ponte Morandi ha letteralmente spezzato l’equilibrio dell’intera città. Oggi, a distanza di qualche settimana dall’anniversario della caduta, la band concede una riflessione lucida su quel tragico evento e sulle sue conseguenze. “Abbiamo già organizzato un evento lo scorso anno a cui hanno partecipato più di 5000 persone, completamente gratuito, dove i fondi sono stati poi evoluti alle vittime del crollo. Noi non siamo molto contenti perchè ad oggi, dopo un anno, non conosciamo ancora i colpevoli ed è incredibile in uno stato come il nostro. In generale è uno scempio che non siano stati riconosciuti i responsabili, perché qualche colpa c’è, ma non è stata riconosciuta e ci devasta l’anima e il cuore. Speriamo che non accada più nulla di simile”.

E quanto entra – o per lo meno, quanto è importante far parlare la musica della politica?

“La musica deve avere il coraggio di parlare di tutto: degli amori, relazioni, amicizie, fregature e anche della politica. La politica… che cos’è? Anche oggi tutto sommato stiamo facendo politica: la politica ha a che fare con le persone, con il bene comune delle persone. E’ una cosa pubblica che è di tutti e secondo me gli artisti dovrebbero aver la libertà politica di parlar di tutto. E se vogliono dire qualcosa sulla politica, o fare politica, è giusto che lo facciano”.