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Paolo Palumbo a Sanremo 2020: "I limiti sono dentro di noi"

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Hanno commosso il pubblico di Sanremo 2020 le parole dello chef Paolo Palumbo, che da quattro anni combatte contro la Sclerosi laterale amiotrofica.

È stata contraddistinta dall’emozione l’esibizione a Sanremo 2020 di Paolo Palumbo, il giovane oristanese che da quattro anni combatte contro la Sclerosi laterale amiotrofica. Il 22enne, ospite sul palco dell’Ariston, ha innanzitutto voluto eseguire la canzone Io son Paolo assieme al cantante Kumalibre e al direttore d’orchestra Andrea Cutri, esibendosi attraverso un sintetizzatore vocale attivato da un sensore ottico, dato che da tempo ha ormai perso l’uso della parola.

Sanremo 2020: canta Paolo Palumbo

Terminata la sua esibizione con il brano scritto da lui stesso, Paolo Palumbo ha risposto ad alcune domande del presentatore Amadeus, raccontando la sua esperienza con la malattia e l’occasione avuta di potersi esprimere sul palco dell’Ariston: “Mi chiamo Paolo Palumbo, ho 22 anni, vivo in Sardegna e combatto da 4 anni contro la Sla. Ringrazio Sanremo per avermi dato l’opportunità di essere qui stasera e portare il mio messaggio, usando questa voce un po’ particolare. Chiudete gli occhi, provate a immaginare che la vostra quotidianità – anche nei gesti più piccoli – venga improvvisamente stravolta.

Paolo ha quindi spiegato cosa prova un malato di Sla ogni giorno e come si è ritrovato da un giorno all’altro a vivere in questa condizione: “Immaginate che il corpo che per anni vi ha sostenuti non risponda più ai vostri comandi e che non possiate più provare il piacere di dissetarvi con un sorso d’acqua, di canticchiare la vostra canzone preferita o di fare un bel respiro profondo. In italia siamo oltre 6mila ad aver provato queste sensazioni, e ad aver fatto degli accertamenti che ci hanno catapultato in un mondo ignoto.

Il rapporto con il fratello

Nel discorso arriva poi il momento in cui Paolo presenta il fratello Rosario, diventato la sua ombra da quando è stato colpito dalla malattia: “Sapete chi è la persona che mi sta vicino? Si chiama Rosario e non è solo mio fratello, ma è anche il vero eroe di questa storia. Pensate che al momento della diagnosi lui ha lasciato tutto per prendersi cura di me, diventando le mie gambe e le mie braccia. Grazie a lui le mie incertezze sono scomparse. Certo, ogni tanto mi fa arrabbiare e lo rimprovero, ma basta la dolcezza per far tornare tutto come prima.

Il ragazzo si sofferma poi nel ricordare il grande impatto che la sua famiglia ha avuto su di lui e sulla sua visione della vita: “Rosario e la mia famiglia mi hanno insegnato cosa voglia dire la parola sacrificio, dedicandomi la loro vita senza chiedere nulla in cambio se non di rimanere qui con loro. Grazie al loro amore ho scoperto di avere una forza interiore che non sapevo di avere e che vorrei trasmettervi, perché sono convinto che ce l’abbiamo tutti anche senza rendercene conto. È stato anche grazie a questa forza che la Sla non mi ha impedito di diventare uno chef e di realizzare tutto quello che avevo in mente. Perciò la mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma quella di un ragazzo che non si è arreso alle difficoltà e ha imparato a farne un punto d’appoggio per costruire qualcosa di nuovo”.

L’invito a riempire la vita di altruismo

Il 22enne sardo ha poi dato prova della grande voglia di vivere che ancora lo contraddistingue malgrado le sue condizioni di salute e un recente episodio capitatogli, affermando: “Quando vi dicono che i vostri sogni non si possono realizzare, continuate per la vostra strada seguendo il vostro cuore, perché i limiti sono solo dentro di noi. La vita non è una passeggiata, ma dobbiamo affrontare tutte le sfide che ci mette davanti con tutto l’entusiasmo possibile. Poco più di un mese fa ho affrontato una crisi respiratoria: se non fosse stato per la bravura dei medici e il sostegno di tutti quelli che sono accanto a me oggi non ci sarei. Quando mi sono risvegliato dalla rianimazione ho riflettuto sulla fortuna di essere vivi.

Paolo Palumbo esorta quindi tutti a non sprecare il tempo che la vita ci dona ogni giorno, imparando a non lasciare avvizzire l’intelligenza emotiva mancando di empatia nei confronti del prossimo: “Vi faccio una domanda: avete usato il vostro tempo nel migliore dei modi? Avete detto tutti i “ti voglio bene” che volevate? Avete cercato di fare il lavoro che volevate per svegliarvi con il sorriso? In questi anni ho imparato che il tempo che abbiamo a disposizione è poco e prezioso e dovremmo viverlo intensamente riempiendo il mondo di altruismo. Date al mondo il lato migliore di voi e vedrete che le cose andranno meglio, perché se abbiamo bisogno di un cambiamento è soprattutto nella mente dove stagnano le disabilità più pericolose come la mancanza di empatia e tolleranza. Malattie come la mia ci rendono uguali, colpiscono senza giudicare le nostre storie, il nostro ceto sociale o i nostri progetti”.

Il testo della canzone

Fortemente autobiografica, la canzone portata da Paolo Palumbo sul palco di Sanremo 2020 ha risuonato per il teatro Ariston portata dalla voce meccanica del sintetizzatore vocale: “Il mio corpo è diventato una prigione. […] Sono la montagna che va da Maometto pur restando nel letto, per volare mi bastano gli occhi, quelle volte che il mondo sta stretto”.

Lo stesso brano è stato menzionato anche nel discorso del 22enne, che nel finale ha affermato: “Nel vostro piccolo fate quanto più potete per aiutare il prossimo, non buttate via la vostra vita e quando davanti a un problema crederete di non farcela ascoltate e riascoltate la mia canzone, fatela ascoltare a chi amate e a tutti i guerrieri che lottano ogni giorno per vivere”.