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Carolina Bubbico, nuovo album: "Vi racconto quella che sono davvero"

Carolina Bubbico Il dono dell'obiquità

Nell’intervista esclusiva, la giovane artista che è stata in tour con Vessicchio e direttrice d’orchestra per Il Volo ha parlato del suo nuovo album.

Cantante, pianista, arrangiatrice e direttrice d’orchestra: giovanissima ha già collezionato importanti esperienze e partecipazioni. Ha fatto tesoro di grandi momenti vissuti e delle sue splendide avventure, esibendosi nei più significativi festival italiani e internazionali e nei migliori club, tra cui i Blue Note di Milano, Tokyo e Pechino. Ha persino partecipato a Sanremo 2015 in veste di arrangiatrice e direttrice d’orchestra per Il Volo, vincitori del Festival, e per Serena Brancale, che ha cantato tra le giovani proposte. Nel 2017 è parte del tour nazionale con il Maestro Beppe Vessicchio e i musicisti del Sesto Armonico per “Il grande viaggio insieme”. E’ docente di Canto Pop nei Conservatori e ha collaborato alla scrittura e all’arrangiamento di brani di numerosi progetti, tra cui l’album “Spiritual Galaxy” di Nicola Conte, con il quale ha realizzato un tour mondiale. Ora torna a raccontarsi e si mette in gioco con un nuovo progetto. Connubio perfetto di armonia e intimità, Carolina Bubbico ha presentato in un’intervista esclusiva il suo nuovo album, “Il dono dell’ubiquità”. Artista poliedrica ed eterogenea, fa della musica un un’opera d’arte. Libera da rigide classificazioni, Carolina Bubbico ama sperimentare e lo fa con grazia e talento. Fine ed elegante, l’artista spazia tra sound diversi e originali.

Ritmi caldi e coinvolgenti, voce delicata e profonda, acuta e finissima: nel suo nuovo disco unisce temi importanti a una scrittura autentica che ha molto da raccontare. Nel corso dell’intervista la giovane cantante leccese ci ha raccontato il suo progetto, il fil rouge delle sue canzoni, l’anima di ogni brano. Nel disco racconta attimi di vita trascorsi, ma eternati e dolcemente trasformati in melodia, e problemi che riguardano davvero tutti.

Carolina Bubbico, “Il dono dell’ubiquità”

Un progetto ricco e variopinto, diversificato e intenso, come la voce e l’anima di Carolina Bubbico, che sul nuovo album, “Il dono dell’ubiquità”, ha spiegato:Nasce dall’esigenza di dire la verità su chi sono. Troppo spesso ho assecondato altre voci. Molte volte ci lasciamo condizionare dai riferimenti in cui ci identifichiamo. Ho fatto tabula rasa e ho fatto chiarezza. Ho scoperto un caos armonico dentro di me. Le canzoni dell’album sono legate dal mio amore per la musica. Musica intesa come qualcosa di universale, che va al di là di ogni catalogazione. I miei brani hanno seguito lo sviluppo della mia vita. Carolina oggi ama stare dappertutto. Non è ingordigia, ma sono stanca di sentirmi costretta a identificarmi con qualcosa di preciso. Voglio fare percepire la mia libertà. Non le dispiacerebbe possedere il dono dell’ubiquità e se ne servirebbe per “vivere più esperienze contemporaneamente”. Nel frattempo è felice della sua “ubiquità musicale”.

Il disco è stato anticipato dalla canzone “Bimba”: in lei c’è ancora un lato più infantile? “Mi sento ancora un po’ bambina e dovremmo non avere paura a far emergere questo nostro lato interiore. Spesso lo rinneghiamo ed è sbagliato: dovremmo creare un equilibrio tra gli affari incompiuti di un bambino e il suo lato più curioso e istintivo, che nella vita può essere fonte di nutrimento”. Carolina Bubbico poi ha commentato l’idea alla base singolo che ha anticipato il suo nuovo album, “Il dono dell’ubiquità”. A tal proposito, ha spiegato: “Si tratta di un omaggio a ciò che muove e stimola la gioventù, è una descrizione a colori, personaggi ed eventi della mia città di provincia. Attraverso quadretti ironicamente descrittivi del mio paese, voglio non interessarmi più del vestito che indosso. Troppo spesso si giudica sulla base dell’apparenza. Il mio è un invito a uscire dalla propria zona di comfort e mostrarsi per ciò che si è davvero, al di là del vestito che si indossa. Dovremmo imparare a dare meno importanza alla propria immagine estetica. Passano in secondo piano gli aspetti che contano davvero, cioè i contenuti”.

Non mancano neppure i temi al passo con i tempi e in perfetta sintonia con la realtà di oggi. In “Beverly Hills”, per esempio, Carolina racconta una relazione fatta di silenzi, dove il dialogo è solo un accessorio. Un problema vivo nella società odierna, così la canzone “descrive una relazione amorosa nelle sue complicazioni, dovute ai silenzi e ai non detti. La cattiva comunicazione è uno dei principali problemi in un rapporto”.

Carolina Bubbico Il dono dell'obiquità

Il legame con la sua casa

Partendo da una fotografia del 1989, quando sua mamma era incinta di lei, è nata “Hey mama”. Dall’amore infinito di un padre per la propria figlia, invece, Carolina ha composto l’omonima canzone. Nella sua vita, dai momenti più quotidiani alla carriera, che ruolo giocano i suoi genitori e che legame li unisce? “Le due canzoni sono un omaggio amorevole verso persone essenziali nella vita. Nei due brani ho creato un racconto duale, c’è un alternarsi di voci diverse. Nella prima parte delle due canzoni a parlare è il genitore, che intraprende un dialogo con la figlia, la quale interviene nella seconda parte della canzone”. Quindi ha svelato: “Ho visto la serie tv The Young Pope e sono stata ispirata dalla spiritualità che la caratterizza. Ho preso la chitarra e ne è nata una preghiera laica: “Stringi le mani e io apparirò”, recito in “Amore infinito”. È una dedica di amore incondizionato che un padre indirizza alla figlia. Lui invoca la natura, affinché protegga sempre la sua creatura”. In “Hey mama”, invece, la cantautrice dà vita a una fotografia di sua madre. Correva l’anno 1989 e lei aveva il pancione: “Sorrideva ed era radiosa affianco alle sue amiche”. Di lì a poco sarebbe nata Carolina. Non una scelta casuale quella di porre il brano agli inizi del disco: “La nascita è il primo atto di vita. Ho cercato di immaginare le sensazioni vissute da mia mamma, trasformandole poi in musica e parole”.

Carolina Bubbico Il dono dell'obiquità

Un inno all’Italia, che ha saputo rialzarsi da giorni grigi e delicati. Un inno a un Paese così culturalmente ricco e diversificato, con i suoi dialetti e le sue tradizioni. Carolina Bubbico ne parla in “Italianità”, un’altra canzone che compone il suo terzo lavoro discografico, “Il dono dell’ubiquità”. Ma qual è il rapporto che mantiene con la sua Puglia? “Il brano è ispirato all’arte del parlare oralmente. Tutti i nostri saperi provengono da questa arte. L’amore che mi lega alla mia terra si assapora nei colori che la caratterizzano e nella suggestione del mare che ho di fronte a casa. Nella mia Puglia vivo bene ed essa offre nutrimento profondo a me che voglio scrivere e comporre. Non è una metropoli, ma ogni giorno si possono avere contatti con persone diverse. Qui vivo esperienze intense, ha confidato. E ancora: “La canzone è un’invocazione alle nuove generazioni affinché preservino questi dialetti, ciascuno dei quali racconta la storia di un luogo. Dobbiamo far proseguire la catena mantenuta dai nostri predecessori. Al contempo, voglio mandare un messaggio forte, evidenziando il potere della collettività. Ho voluto abbracciare artisti differenti che stimo e sono accorsi con entusiasmo per il mio progetto”.

Carolina Bubbico Il dono dell'obiquità

I progetti futuri

Mentre si gode con entusiasmo il suo nuovo album, Carolina lavora a nuovi progetti. A tal proposito, ha svelato: Da dicembre sarò in tour. Salirò sul palco insieme ad altri fantastici musicisti per uno show a 360 gradi. Voglio che il pubblico viva un’esperienza indimenticabile, ce la metteremo tutta per andare molto oltre la musica suonata bene”.

Carolina Bubbico, parlando de “Il dono dell’ubiquità”, ha ricordato: “Giochiamo in casa: il disco, infatti, è prodotto da mio fratello Filippo, l’etichetta è di famiglia, la Sun Village Records. Rimaniamo padroni della nostra musica e ci gestiamo con fiducia e armonia. Per me è un punto di forza. Per il disco ho lavorato con artisti straordinari ed è stato registrato a distanza durante il lockdown. Paradossalmente, l’impossibilità di incontrarci mi ha spinto a coinvolgere artisti dall’America, dalla Finlandia, dal Belgio e altre parti del mondo”.