> > Mariastella Giorlandino: “I programmi di medicina in tv informano in manier...

Mariastella Giorlandino: “I programmi di medicina in tv informano in maniera errata e la gestione del Covid è stata un disastro sanitario e psicologico”

ipa alm2d9k47j 1

Mariastella Giorlandino racconta in esclusiva a notizie.it cosa ne pensa della medicina in tv, dei programmi “al limite”, della pandemia e della sua pessima gestione da parte del governo.

Mariastella Giorlandino, classe 1957, è un vulcano d’idee. Carattere entusiastico ma molto “dritta” sotto il profilo professionale, racconta in esclusiva a notizie.it cosa ne pensa della medicina in tv, dei programmi “al limite”, della pandemia e della sua pessima gestione, dei giovani, dei rapporti con il Ministro Orazio Schillaci e della futura sinergia che ci dovrà essere tra sanità pubblica e privata. Laureata in architettura, a 25 anni entra a far parte della società Artemisia; in breve tempo, scala i vertici societari sino ad arrivare all’acquisizione della stessa. La laurea in architettura, le ha fornito una visione eclettica dell’insieme strutturale, di selezione di qualità, ed è stata sicuramente utile per la crescita dell’impresa a livello nazionale, perché le ha consentito di creare un marchio unico che da più di 20 anni è contraddistinto non soltanto dall’arredamento dei centri ma anche da percorsi clinici di qualità. Negli ultimi dieci anni, Artemisia Lab è cresciuta da 5 Centri a 24, capillarmente distribuiti su Roma e Provincia.

Cosa ne pensa dei programmi di medicina in tv?

«Penso che i programmi di medicina in tv spesso non diano una “giusta informazione”, anzi, con il Covid si è assunta l’abitudine di segnalare la notizia più angosciosa e angosciante del momento. Trovo che questa sia una modalità medioevale, perché la paura attrae e rende morbosi all’informazione. A parlare veramente di medicina sono in pochi e questo è sbagliato visto che la televisione, così come i social, svolgono una importantissima funzione comunicativa, e proprio per questo motivo dovrebbero informare il cittadino in modo corretto, giusto, equilibrato e non spasmodico. Dopo tre anni di pandemia, durante i quali la gente pensava che si potesse morire o ammalarsi solo di Covid, si è persa l’idea di prevenzione. Ora bisogna riproporre programmi che sensibilizzano tutte le fasce di età sulla necessità di effettuare percorsi diagnostici per prevenire ogni tipo di patologia in modo chiaro e scientifico.»

Da Check up su Rai2 alla Dottoressa Pimple Popper su Real Time. C’è meno voglia di sapere e più di guardare? A pensarci, rispecchia i tempi che corrono: tutto e subito.

«Ritengo che al giorno d’oggi ci sia voglia non tanto di sapere quanto di guardare, molta gente è attratta dal vedere condizioni il più delle volte allo stato limite. Le condizioni degli altri Paesi, come quello dove vive la Dott.ssa Popper, sono diverse da quelle dell’Italia. In America, la sanità pubblica non esiste, in Italia, invece, viene data la possibilità di accedere alle strutture pubbliche in modo gratuito per non arrivare a stati limite. Certamente il Covid ha creato una distorsione mentale, dando la possibilità di vivere solo e soltanto davanti allo schermo, e quindi è cambiato anche il modo di informarci, è vero, si vuole sapere tutto e subito, ma il più delle volte non corrisponde alla realtà, perché per avere una giusta valutazione occorre rivolgersi ad un medico capace, cosciente e coscienzioso.»

Argomento spinoso. Com’è stata gestita la questione Covid in Italia?

«A questa domanda rispondo molto, molto volentieri. A mio parere, avendo vissuto appieno la gestione del Covid attraverso le mie 24 strutture sanitarie della Rete Artemisia Lab presenti sul territorio, il tutto è stato gestito in modo pessimo, cosa che dico dall’inizio della pandemia. Sì, voglio dire pessimo. Non abbiamo avuto assolutamente un progetto unitario a livello nazionale e su questo mi sono battuta sin dall’inizio, il dialogo Stato-Regioni è stato completamente assente. Sono andata tante volte a parlare con il Ministro Gelmini rappresentando la necessità di procedere in modo coeso e compatto a livello nazionale, ed invece ogni Regione è andata per conto proprio. Ad oggi è ancora oscuro il motivo per cui, pur sapendo che il virus era già presente ed attivo in Cina da tantissimo tempo, ed alcuni episodi di piccoli trombi cerebrali e polmoniti atipiche da più mesi erano stati rilevati nel reparto di neurologia del Policlinico di Tor Vergata, non ci sia stata un’informazione adeguata e precoce. Tale mancanza d’informazione ha dimostrato una profonda incompetenza. Chi assume determinati ruoli importanti deve avere anche il coraggio di prendere le relative scelte, galleggiare non prendendo posizioni e scelte crea un danno. Proprio come lo si crea in una famiglia, quando i genitori non riescono a dare il giusto indirizzo chiaro ai propri figli con il proprio comportamento. In una nazione le regioni e la popolazione sono come dei figli, e chi ci governa e assume determinati ruoli costituisce un punto di riferimento e deve dare indirizzi chiari. Non manifestarsi o dare informazioni contrastanti solo per mantenere un ruolo da attore, da super medico o anche da mera comparsa in tutte le trasmissioni, ha solo creato panico, confusione e cattiva informazione. Anche la gestione sui test anti Covid-19 da effettuare è stata disastrosa, creando un danno sociale che ha portato alla morte di tante persone, anche se occorre ricordarci che molte sono state dichiarate morte Covid pur non essendolo solo per prendere i rimborsi alti. Mi chiedo il motivo per cui non sia stata data una giusta informativa sulle corrette tipologie di test anti Covid da eseguire.

Inizialmente, sono stati diffusi i test antigenici qualitativi che hanno creato grande diffusione del virus perché davano la risposta sulla viralità di un paziente solo in 8° o 9° giornata dal presunto contagio. Di contro, si sarebbero dovuti fare i test antigenici quantitativi, o i test molecolari, che davano una risposta sulla viralità del soggetto già dopo 5 giorni dal presunto contagio. Invece di dare la corretta informazione e indirizzare la popolazione sui giusti esami da effettuare, si è preferito favorire prodotti, case farmaceutiche o chi doveva fare determinate diagnosi. Tutto ciò, a mio avviso, ha rappresentato non soltanto una pessima informazione e mancanza di chiarezza, ma anche una grave carenza di onestà intellettuale verso la popolazione e i cittadini che hanno subito dei veri e propri arresti domiciliari, paura e terrorismo psicologico.»

Ministri e dirigenti sono stati all’altezza? Si poteva fare di più o hanno eseguito un buon lavoro?

«Purtroppo so che con questa risposta posso crearmi delle inimicizie, però devo dire che, a mio parere, chi assume il ruolo di Ministro deve prima di tutto prendersi le responsabilità di ciò che compie, cosa che non è stata fatta. In secondo luogo, un ministro non può informare il Paese con 4 o 5 mesi di ritardo, quando già in Cina la gente moriva per strada. In terzo luogo, c’è stata una gestione discontinua, poco chiara, senza responsabilità, improntata ad atti terroristici, instillando paura nella popolazione, insomma, una gestione medievale del tipo “o fai quello che ti dico io o muori”. Non si può agire così. Non si può terrorizzare la gente, di cui ancora oggi vediamo i riflessi negativi nel post pandemia. Si devono dare soluzioni, possibilità, terapie, assumendosi le relative responsabilità. Anche io nel mio piccolo mi prendo le mie responsabilità, se si vogliono assumere determinati ruoli si deve avere il coraggio di sbagliare, ma si devono dare delle direttive. Cosa che non è stata fatta, è stata solo instillata paura su paura, minacciando chiusure e niente di più. Ed ancora, mi chiedo, perché impedire le autopsie? Cosa dovevano coprire? Se c’è una morte si fa un’autopsia, perché il Ministro non le ha volute fare? Avremmo saputo prima di che tipo di virus si trattava e come affrontarlo.»

Psicologicamente, l’italiano medio come ha vissuto e sta vivendo questa pandemia? Anche se fortunatamente da qualche giorno ne siamo fuori.

«Io ho vissuto la pandemia stando in mezzo alla popolazione, pertanto, con cognizione di causa, devo dire che la popolazione l’ha vissuta molto male, soprattutto gli anziani l’hanno vissuta malissimo e i danni su questi ultimi sono irrecuperabili. Altrettanto deve dirsi per i giovani, per la paura instillata ogni sera con il tamburello che scandiva i morti. Ritengo che sia stata data un’informazione non giusta, perché non si può creare solo panico, si devono dare direttive e assumersi le responsabilità conseguenti, invece di limitarsi a fare la conta dei morti e minacciare le chiusure senza dare soluzioni. Non è mai stato fatto un programma nazionale sui test e i percorsi diagnostici da seguire e questa è stata una cosa gravissima che crea tante ombre sulla gestione. In una pandemia come questa si poteva decidere tanto, si poteva decidere tutto, non servivano gare, si decideva in stato di emergenza e questo facilitava tantissimo fornitori, gestione e gare, perché non c’era alcun controllo in quanto di libera assegnazione. Gli Italiani hanno pagato un prezzo troppo alto e continueranno a farlo per anni e anni.»

Questione giovani. Il Covid e la sua gestione, quanti danni hanno fatto a bambini, adolescenti e ragazzi?

«Ora i giovani vengono accusati di dipendenza dal web, ma la vera responsabilità di questa psicosi dei giovani è da ricondurre al Covid. Noi abbiamo costretto i nostri ragazzi a stare chiusi per 3 anni, alcuni nell’età più delicata e bella della loro vita: l’adolescenza. La vera responsabilità di tutto ciò che sta accadendo (violenze e ribellioni) è solo da rinvenire nella gestione del covid e nell’assoluta mancanza di sensibilità nei confronti dei ragazzi. Altra cosa oscena sono state le pubblicità delle bare, facendo sentire i giovani colpevoli di poter uccidere i genitori, i nonni e chi gli stava vicino. Ecco, se io fossi stata il Ministro della Comunicazione avrei impedito tutto ciò, perché non si può speculare in un periodo di disgrazia, e purtroppo di tale gestione i giovani ne pagheranno le conseguenze, soprattutto quelli di questa generazione e per tantissimo tempo, e ritengo che purtroppo non tutti ne usciranno fuori. Oltretutto, aver permesso alle Farmacie di effettuare i test antigenici qualitativi non garantiva la tutela e il controllo del virus, sarebbe bastato far effettuare test antigenici quantitativi così che anche i ragazzi, con gli adeguati controlli e rispettando le dovute distanze, sarebbero potuti tornare a scuola ed avere una normale vita sociale.»

Come stanno sanità pubblica e privata in Italia?

«L’Italia è il Paese con la maggiore sanità pubblica del mondo. È necessario che Sanità pubblica e privata collaborino, soprattutto con programmi di prevenzione per l’abbattimento delle liste di attesa. Per 3 anni le persone non hanno più fatto alcun tipo di controllo, e ciò ha provocato un aggravamento delle patologie tumorali, delle malattie metaboliche, provocando un aumento di ogni tipo di danno alla salute. Se non ci si sbriga e se non si attuano immediati programmi di prevenzione e di controlli costanti, fra 4 anni la sanità pubblica non potrà più esistere, perché le cure internazionali per patologie tumorali arrivano a costare ben oltre €280.000 a persona. Se consideriamo che già adesso la spesa sanitaria pubblica è la voce più alta nel bilancio pubblico, sarà impossibile tra qualche anno poter sostenere tali costi. Quindi è necessario che la sanità privata coadiuvi la sanità pubblica, perché il privato riesce a gestire in maniera molto più accurata e oculata le proprie spese, ed attualmente supplisce al 33% del fabbisogno sanitario nazionale, incidendo solo per l’8% sulla spesa pubblica. Quindi, deve finire l’ideologia politica che il privato costi di più, perché non è vero, ma si deve pensare non alla politica ma alla salute degli italiani. Se pensiamo che una mammografia nella sanità privata costa tra gli € 80 e € 100, mentre nel settore pubblico arriva a costare anche € 400, considerando non soltanto i € 37 di ticket, ma tutte le ulteriori spese che i singoli cittadini non vedono ma che appartengono alla gestione pubblica. Se non si mette ordine e non si fanno le scelte giuste la vedo una cosa molto complicata. Confido molto nel Presidente Rocca e nell’idea di collaborazione tra pubblico e privato che lui vuole attivare, che sicuramente aiuterà e sosterrà tante vite e tanti italiani.»

Da cittadina e manager, cosa si aspetta dal Ministro della salute Orazio Schillaci?

«Ho parlato spesso con il Ministro Schillaci, portandogli progetti e programmi. Da lui mi aspetto scelte, mi aspetto posizioni, e soprattutto, essendo un medico, mi aspetto che comprenda l’importanza dell’abbattimento delle liste di attesa. Mi aspetto, quindi, delle prese di posizione per questo Paese, mi aspetto molto, ma soprattutto mi aspetto umanità e chiarezza di comunicazione. Ad esempio, si parla tanto di programmi e progetti, si nominano le cliniche, gli ospedali, i medici di base, ma non si considera mai la mia categoria di ambulatori e poliambulatori con analisi fino a diagnosi certa compresa le biopsie. Noi siamo più di 7000 strutture a livello nazionale, siamo una potenza che si può affiancare al pubblico per risolvere i problemi degli italiani. Ecco, mi aspetto dal Ministro Schillaci che si renda conto che noi ci siamo e facciamo progetti chiari, diamo sostegno, siamo strutture valide con professionisti di eccellenza. Noi siamo la vera medicina del territorio. Che si rendano conto che la medicina territoriale c’è, è professionale e di qualità, con apparecchiature di ultima generazione ed è l’unica soluzione in questo momento che può risolvere tutti i problemi di salute e di abbattimento delle liste di attesa per arrivare presto alle diagnosi. Mi aspetto questo. Io, ad esempio, nella mia Rete Artemisia Lab mi avvalgo di professionisti di eccellenza, delle migliori apparecchiature, ed essendo un architetto che da 40 anni lavora nella sanità ho sempre ragionato con progetti chiari, definiti, che portino sempre a termine la qualità del servizio medico, progettando una sanità di eccellenza. La sanità deve essere gestita da tecnici della progettazione, con a fianco i giusti medici professionisti, che diano le soluzioni scientifiche migliori e all’avanguardia.»