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Il ministro Abodi scatena le polemiche sul Pride e sul coming out del calciatore Jankto

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"Coming out? Non amo le ostentazioni". Bufera sulle parole del ministro Andrea Adobi. La replica delle opposizioni: "governo omofobo".

Scoppia una nuova grana nel governo Meloni. Questa volta è ben più una “pallonata”, quella calciata dal ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Adobi. “Il coming out? Non amo le ostentazioni, ma rispetto le scelte individuali”. Questo il suo commento sul ritorno in Italia del calciatore 27enne ceco Jakub Jankto, dalla prossima stagione in forze al Cagliari.

Un autogol che scatena il dibattito sul tema dei diritti civili e sull’omosessualità ancora tabù nel calcio maschile.

Ministro Abodi su Jankto: “Coming out? Non amo le ostentazioni.” Ed è subito polemica

”Se devo essere sincero non amo, in generale, le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono”. Questa la frase incriminata del ministro Adobi, a corredo della notizia del ritorno in Italia del calciatore ceco Jakub Jankto. Non un centrocampista qualunque, ma uno dei primi, in passato, ad aver dichiarato la sua omosessualità in un mondo dove i temi sui diritti civili sembrano ancora tabù negli spogliatoi.

Jankto ha indossato le maglie dell’Ascoli, dell’Udinese e della Sampdoria. Nel febbraio scorso ruppe il silenzio degli spogliatoi e delle panchine di calcio italiano passando alla storia come il primo calciatore gay dichiarato delle massime serie calcistiche (qui il video). “Sono Jakub Jankto, sono gay e non voglio più nascondermi. Come tutti gli altri, ho i miei punti di forza. Ho i miei punti deboli. Ho una famiglia. Ho i miei amici. Ho un lavoro che svolgo al meglio da anni, con serietà, professionalità e passione. Come tutti gli altri, voglio anche vivere la mia vita in libertà. Sono omosessuale e non voglio più mentire a nessuno”. Con questo messaggio, il giocatore provò a scuotere il dibattito, nella speranza che altri colleghi lo seguissero.

Adobi contrario al Gay Pride

Le parole del ministro Adobi dalla viva voce di Raio 24 invece scatenano il dibattito. ”La società probabilmente, in generale, ancora qualche passo in avanti può farlo. Per quanto mi riguarda – sostiene Adobi – è prima di tutto una persona e secondo è un atleta. Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali”.

Poi, costretto a chiarire con un tweet, in realtà getta benzina sul fuoco. ”A esser corretti – precisa – ho risposto dicendo: per me esistono le persone. Ho parlato di rispetto per le scelte e, aggiungo con convinzione e per correttezza, per la natura umana. Rispetto è un valore non equivocabile, da garantire. Poi, posso non condividere alcune espressioni del Pride?”.

Le reazioni politiche contro il ministro Adobi

Le parole del ministro hanno dato sponda al contropiede delle opposizioni.

Luca Pirondini, capogruppo M5s in commissione Cultura al Senato, si domanda “Da quando dichiarare il proprio orientamento sessuale significa ostentare qualcosa? Non pensa Abodi che un mondo con grandi sacche di omofobia come quello del calcio avrebbe bisogno di ben altri messaggi rispetto a questo?”.

Per Pina Picierno (Pd), vicepresidente del Parlamento europeo, è “l’ennesimo segnale che rivela la cultura politica omofoba e retrograda di questo Governo, il cui posizionamento in termini di diritti sembra voler cancellare anni di conquiste e di progresso”. L’esponente dem mette il punto alle frasi con l’hashtag #loveislove .