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L'orso polare che barcolla e muore di fame, le immagini che hanno scosso gli animi

orso polare

Un orso polare sfatto, denutrito, che barcolla quando cammina e che si trascina alla ricerca di cibo: la storia raccontata dal fotografo e attivista Paul Nicklen.

Un orso polare sfatto, denutrito, probabilmente vecchio e malato, che barcolla quando cammina e che si trascina alla ricerca di cibo. Questa la storia che il fotografo e attivista Paul Nicklen ha voluto raccontare con le immagini del suo reportage di denuncia.

Una scena terribile, devastante, secondo il fotografo derivante dagli effetti che una industrializzazione oramai incontrollata e incontrollabile pesa ogni giorno di più sulla natura. O almeno è questa una prima ipotesi emersa dopo la pubblicazione delle sue foto. L’orso polare, comunque, evidentemente disperato, è stato avvistato e seguito dal fotografo in una riserva Inuit abbandonata dell’arcipelago polare canadese.

Paul Nicklen ha infatti deciso di seguirlo e filmarlo e, in qualche modo, di raccontare così la storia di un animale che sembra non avere più speranze. Un reportage crudo, terribile, che lui ha voluto commentare così: “l’ho ripreso per smuovere le coscienze.”. Sarà stato davvero questo il suo obiettivo? Non è dato sapere quali siano state le motivazioni del fotografo del National Geographic, ma rimane il fatto che l’orso polare era in fin di vita.

Le immagini delle riprese di Paul Nicklen e del team di Sea Legacy che lo ha coadiuvato nel suo lavoro, mentre si trovavano sull’Isola di Somerset, in Canada, hanno fatto il giro del mondo. Sui social, infatti, le foto dell’orso polare che si trascina, disperato, cercando cibo, hanno scosso tutti.

Condivise, ritwittate, inviate e commentate, non è stato possibile, così, fare a meno di guardare quelle terribili immagini. Il povero orso polare vaga disperato alla ricerca di cibo, si aggira tra i rifiuti, in un paesaggio che appare assolutamente surreale, molto diverso da quello che ci si immaginerebbe di vedere intorno a lui, o così come un po’ tutti siamo stati abituati a vedere. Presumiblimente le immagini sono state fatte prima dell’inizio dell’inverno, visto che nella zona la neve arriva già a settembre.

orso polare

L’orso polare disperato, le critiche al fotografo

Come c’era da immaginarsi, ed è la prima cosa che viene in mente di fare guardando i fermo immagine del suo filmato, Paul Nicklen è stato molto criticato per il suo reportage. A chi, per esempio, lo ha accusato di non essere intervenuto, ha spiegato e ribattuto: “Non vado in giro con 400 kg di carne di foca, e comunque avrei solo prolungato la sua agonia.”.

E, ancora, ecco ciò che ha scritto il fotografo nella didascalia che accompagna il video postato sul suo profilo Instagram: “È una scena che spacca il cuore, ma che abbiamo scelto di condividere per rompere il velo di apatia della nostra società.”. È infatti indubbio che queste immagini riescano a spaccare il cuore, a far sentire un pugno allo stomaco, ma basteranno a smuovere realmente le coscienze e, soprattutto, a cambiare qualcosa?

Si riaccendono, così, i riflettori sul problema del riscaldamento globale e dei suoi effetti collaterali sulla natura. O almeno è questa l’intenzione di Paul Nicklen, che a questo proposito si è espresso in un’intervista al National Geographic: “Avevamo le lacrime agli occhi mentre filmavamo. Ma mai mi ero trovato davanti uno spettacolo simile. È stata l’esperienza più sconvolgente che abbia mai vissuto.”.

Ovviamente le critiche hanno riguardato anche il fatto che lui non sia intervenuto in nessun modo. Pronta la sua risposta a tale riguardo: “Certo, ci ho pensato a fare qualcosa, ma non vado in giro con una pistola tranquillante o con 400 chili di carne di foca”. E, proseguendo: “anche se lo avessi aiutato, il mio gesto non sarebbe servito a molto, avrebbe solamente prolungato la sofferenza dell’animale. Senza contare che dare da mangiare agli orsi polari selvatici è illegale in Canada.”.

“Aveva gli arti inferiori atrofizzati. Non potevamo fare molto per lui. Ho ripreso la sua lenta morte per far sì che non sia avvenuta invano. Quando gli scienziati parlano dell’estinzione degli orsi polari, le persone comuni non si rendono conto di ciò che significa. Questa è la fine che fanno: muoiono lentamente di fame. E tutti lo devono vedere.”. Questa la sua chiosa finale, per il fotografo, infatti, il vero aiuto è la denuncia di ciò che sta accadendo al nostro pianeta.