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Mercatone Uno, Di Maio: "Fondo da 30 milioni e cassa integrazione"

Di Maio Mercatone Uno

"Il fondo per le vittime di mancati pagamenti verrà esteso ai fornitori. Per i 1800 dipendenti sbloccherò subito la cassa integrazione".

“La storia di Mercatone Uno è scandalosa“. A scriverlo su Facebook è il vicepremier Luigi Di Maio, che si è schierato pubblicamente dalla parte dei “1800 lavoratori lasciati in strada da un giorno all’altro. Sono andati al lavoro e hanno letteralmente trovato chiuse le serrande dei punti vendita di tutta Italia. Ci sono centinaia di fornitori non pagati e circa 10.000 dipendenti che lavorano per quei fornitori”. Per aiutare chi con il fallimento dell’azienda ha perso tutto, il ministro del Mise ha annunciato l’estensione del fondo da 30 milioni per le vittime di mancati pagamenti anche ai fornitori.

“Non mollate, siamo con voi”

“Ho preso l’impegno di seguire personalmente la vicenda di questi lavoratori e questa azienda e oggi arriva la prima risposta”, ha spiegato Di Maio. “Il fondo apposito per le vittime di mancati pagamenti, da 30 milioni di euro, verrà esteso anche ai fornitori di Mercatone Uno, nel caso in cui l’azienda venisse imputata di bancarotta fraudolenta. Questo lo faremo già la settimana prossima, grazie a un emendamento che presentiamo al decreto legge Crescita”.

Il leader del M5S ha assicurato che “non dimentico, ovviamente, i 1800 dipendenti che dalla settimana scorsa sono rimasti senza lavoro. Per loro sbloccherò subito la cassa integrazione, non appena il Tribunale autorizzerà la procedura di amministrazione straordinaria. È chiaro che la cassa integrazione non dura in eterno e che è necessario trovare un investitore per Mercatone Uno che possa avviare la cosiddetta reindustrializzazione, con un solo obiettivo: dare un futuro certo a queste persone e alle loro famiglie. Non molliamo, non mollate, siamo dalla vostra parte”.

La protesta dei lavoratori

Nel frattempo, i dipendenti chiedono che a muoversi siano non solo i ministri ma anche le autorità regionali. “Dalla Regione ci aspettiamo che prenda in carico la nostra situazione a prescindere dal discorso nazionale, attivando ogni mezzo possibile per consentire il nostro reinserimento nel mondo del lavoro”, ha dichiarato Giovanni, uno dei lavoratori del punto vendita di Arzano Napoli, citato da Fanpage. Insieme ai suoi 37 colleghi, ha protestato davanti al palazzo del Consiglio della Regione Campania. “Dalla sera alla mattina abbiamo trovato il nostro punto di lavoro chiuso”, ha raccontato. “Ora viviamo nel limbo, senza ammortizzatori sociali e senza sapere che morte faremo”.