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Quando la scienza si fa magia, arcobaleno: come si forma e perché

Suggestiva immagine urbana di un arcobaleno in cielo

La definizione dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale su quando la scienza si fa magia, arcobaleno: come si forma e perché

Quando la scienza si fa magia si parla di arcobaleno: come si forma e perché è un argomento interessante che riguarda un fenomeno bellissimo che segue le regole della rifrazione ed i flussi del meteo. A fare luce su genesi e dinamiche del fenomeno che genera visivamente l’arcobaleno è stata l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO). Ecco, essa definisce gli arcobaleni come un “gruppo di archi concentrici di colore dal viola al rosso che si producono nell’atmosfera su uno ‘schermo’ di goccioline d’acqua (pioggia, pioggerellina o nebbia) con la luce proveniente da Sole o Luna“.

Arcobaleno: come si forma e perché

Restano tuttavia le domande sulla loro formazione: “Questo fenomeno è dovuto principalmente alla rifrazione e alla riflessione della luce. Quando il Sole provoca un arcobaleno, i colori dell’arcobaleno sono generalmente luminosi. Quando la fonte è la luce della Luna, i colori sono molto più deboli o talvolta impercettibili”. Attenzione, riflessione e rifrazione sono fenomeni fisici diversi sperimentati da un raggio di luce. Con la prima il raggio di luce rimbalza su una superficie senza attraversarla, mentre nella seconda il raggio luminoso passa da un mezzo all’altro e cambia il suo angolo di propagazione.

Cosa vede di esso l’occhio umano

Nell’arcobaleno c’è un gradiente continuo di colori e tecnicamente sono visibili centinaia di sfumature. Qui però entra in gioco la nostra capacità ottica di percepire solo alcuni di essi nello spettro: gli esseri umani infatti percepiscono 7 colori partendo dal rosso all’estremità superiore ed arrivando in fase finale al viola nella parte inferiore della formazione. L’ordine in cui vediamo i colori dell’arcobaleno, dall’alto verso il basso, è quindi questo: rosso, arancione, giallo, verde, indaco, blu e viola.