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Radici antiche, spirito innovativo: ecco la Farm idroponica delle sorelle Pontetti

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La scelta dell’azienda è stata quella di coniugare il mondo agricolo tradizionale con know-how ed esperienza in campo elettronico, con il risultato di una straordinaria innovazione nella coltivazione idroponica.

Pomodori cresciuti senza terra, senza inquinanti, senza additivi chimici. Nel mondo della gastronomia, dell’agricoltura e dell’enologia si abusa delle parole “tradizione” e “innovazione” ma per Ferrari Farm è davvero il caso di adoperarle. La scelta dell’azienda è stata quella di coniugare il mondo agricolo tradizionale con know-how ed esperienza in campo elettronico, con il risultato di una straordinaria innovazione nella coltivazione idroponica. E non poteva essere altrimenti dato che una delle due fondatrici, Giorgia Pontetti, è laureata in ingegneria. “Sono un ingegnere elettronico e astronautico con una grande passione per la natura, ereditato dalla mia famiglia di origini umili e contadine. Ho cercato da sempre un modo per dimostrare che tecnologia e agricoltura possono andare d’accordo e non sempre sono stata compresa. Ora, dopo anni di ricerche, sono riuscita finalmente a coniugare le due anime fondando la Ferrari Farm, un’azienda che attinge dal passato in chiave contemporanea” racconta Giorgia che insieme alla sorella Valentina, avvocato “green”, ha convinto il padre ad avviare sulle terre di famiglia, nel Lazio, la sperimentazione che ha dato vita a una produzione unica nel suo genere.

Ed è stato pensando a progetti fantascientifici che Giorgia ha avuto l’idea per le sue serre del Rietino. “La lampadina su come fare per coniugare due mondi apparentemente non coniugabili si è accesa a una conferenza sullo spazio e le future missioni su altri pianeti. Sentii parlare di futuribili coltivazioni idroponiche su Marte e pensai: perché non qui? – ricorda Giorgia –. Con la mia famiglia abbiamo così avviato un’azienda agricola innovativa e tecnologicamente avanzata che coltiva in serre ipertecnologiche uniche in Europa, ma che, al contempo, porta avanti la tradizione di nostro nonno grazie ad un orto e un frutteto biologico di varietà antiche autoctone della nostra terra”.

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Le serre di Ferrari Farm sono completamente ermetiche e sterili e Giorgia e Valentina si vestono di tute isolanti quando devono entrare a controllare il raccolto: l’ambiente asettico garantisce l’assenza di emissioni di CO2, di contaminazioni esterne, di patogeni. “Queste condizioni fanno sì che i prodotti coltivati in idroponico sterile possano essere utilizzati anche da soggetti con forti allergie ai metalli in quanto privi di nichel o altre contaminazioni. Anche l’acqua viene sterilizzata e nella stessa vengono disciolti sali minerali di purezza farmaceutica con garanzia di assenza di chimica” spiega Valentina. “Abbiamo anche un Fitotrone, un ambiente ermetico che non utilizza vetri ma pannellature isolanti e luce artificiale, per garantire produzioni in assenza d’illuminazione solare. Per questa applicazione abbiamo realizzato un illuminamento interno al Fitotrone basato su LED che emettono luce sulle lunghezze d’onda utili alla fotosintesi”, precisa Giorgia, che sottolinea come tutta la progettazione e il funzionamento degli impianti siano stati messi a punto insieme al padre Antonio, anche lui ingegnere elettronico.

Ogni serra – in tutto ne abbiamo 3, due a vetri ed un fitotrone dove coltiviamo in vertical farm – ha il proprio gruppo di macchine che ha il compito di regolare il clima in termini di riscaldamento o raffreddamento, umidificazione o deumidificazione, sterilizzare l’aria, sterilizzare l’acqua. I computer gestiscono la ‘ricetta’ di coltivazione elettronica, da quando si semina a quando le piante vengono dismesse, dopo circa 12-14 mesi di vita. Eventuali malfunzionamenti o deviazioni dai parametri previsti sono segnalati a mezzo email agli addetti alla gestione: questa impostazione riduce drasticamente l’impiego della mano d’opera alle sole attività di raccolta e di eventuale potatura”.

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Questo magnifico progetto di nuova generazione, fortemente all’avanguardia, prende vita sulla terra avuta in eredità dai nonni, 30 ettari su una incontaminata collina che domina il Lago del Salto in provincia di Rieti. L’azienda realizza due tipi di coltivazioni: in pieno campo 100% biologiche (nessun trattamento, neppure uno dei 70 ammessi dalla legislazione europea per le coltivazioni biologiche) con frutteto – mele, pere, albicocche, susine, ciliegie, visciole, fichi, nocciole, noci e castagne – e un orto, con una zona dedicata a spezie ed erbe officinali; e infine le pregiate coltivazioni idroponiche in serra dei pomodori senza nichel, metalli pesanti, istamina e con una concentrazione di vitamina C di gran lunga superiore a un pomodoro tradizionale.

Negli anni abbiamo testato diverse varietà di pomodori per scegliere infine un pomodoro oblungo, di dimensione tra un Piccadilly e un San Marzano, ideale sia per il consumo fresco che per la trasformazione agroalimentare: realizziamo una passata di pomodoro idroponico, un nettare di pomodoro idroponico da bere liscio o per un Bloody Mary 4.0, e una confettura di pomodoro idroponico”, raccontano le sorelle Pontetti che, forti dell’esperienza, hanno creato anche una Fattoria Didattica con percorsi sulla coltivazione biologica, coltivazione idroponica e prodotti di qualità, allo scopo di far conoscere l’attività agricola e il ciclo degli alimenti, la vita vegetale, i mestieri e il ruolo sociale degli agricoltori per l’educazione a un consumo consapevole. E per chi volesse fare una visita in Azienda, c’è anche la possibilità di soggiornare nell’agriturismo Locanda Colle Querceto o di fermarsi a pranzo al Ristorante del Podere, che offre piatti tipici basati sui prodotti dell’orto biologico e la salsa di pomodoro più pura del mondo.