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Rapina a Lanciano, Niva Bazzan: perché così tanta violenza?

Niva Bazzan e Carlo Martelli

"Tutta quella violenza riversata su di noi. Perché?" si domanda Niva Bazzan, sequestrata e torturata con il marito nella loro villa di Lanciano.

Niva Bazzan, sequestrata con il marito Carlo Martelli nella loro villa di Lanciano, ricorda la brutale aggressione da parte dei quattro rapinatori. La donna ammette di non credere ancora di essere viva, soprattutto dopo che uno dei malviventi gli ha tagliato il lobo dell’orecchio destro. “Perché infierire in modo così esagerato?” si domanda l’ex infermiera. Tutto questo, per una cassaforte che in casa non c’era.

Il racconto della violenza

“Ero atterrita. Sentivo che mio marito e io saremmo morti in quel dramma che, nella sua ferocia, pareva completamente irreale. Tutta quella violenza riversata su di noi… Perché? Perché proprio noi? Perché infierire in modo così esagerato? Questo pensavo, sempre più confusa, mentre vedevo il sangue…” racconta ancora sconvolta Niva Bazzan, ex infermiera, sequestrata e brutalmente aggredita a scopo di rapina nella sua villa di Lanciano.

Anche la donna, come il marito, il 69enne chirurgo Carlo Martelli, riferisce di non essersi accorta dell’ingresso dei ladri in casa. “Stavo dormendo nella mia camera, quando sono stata svegliata a ceffoni. Poi mi hanno scaraventata a terra” ricorda la donna, in una intervista a Serena Giannico de Il Mattino. Anche Carlo Martelli ieri, dal letto d’ospedale, rammentava più i meno l stessa scena: “Mi sono svegliato con un cazzotto in faccia. E poi un’altra gragnuola di colpi”.

I malviventi avevano infatti un solo obiettivo, quello di trovare la cassaforte che però in casa non c’era. “Ci dicevano ‘vi facciamo a pezzettini se non ci dite dov’è la cassaforte’ e ho visto il volto di Carlo pieno di lividi. E continuavano a prenderlo a pugni in faccia, perché lui diceva che la cassaforte in casa non c’era” prosegue Niva Bazzan. Gli aggressori non ci credono e per questo motivo tagliano il lobo dell’orecchio destro alla donna.

“Se la sono presa con me: ricordo che non ho sentito dolore mentre mi tagliavano un pezzo dell’orecchio destro. Anche perché mi stavano strappando lo scotch dalla bocca” confessa. Quando finalmente soccorsa, dopo ore di violenze, i medici purtroppo non hanno potuto ricostruire il padiglione auricolare “per via del lembo in avanzata necrosi“. Dall’ospedale Renzetti di Lanciano l’ex infermiera sarà trasferita a Chieti per effettuare dei controlli cardiaci. Prognosi ancora riservata invece per il marito, perché sono necessari ulteriori accertamenti per verificare il danno alla colonna cervicale.