> > Royal Family, le tate di George, Charlotte e Louis: tra regole rigide e parol...

Royal Family, le tate di George, Charlotte e Louis: tra regole rigide e parole vietate

Royal Family tate regole

Royal Family, le tate di George, Charlotte e Louis devono seguire regole rigidissime, con tanto di parole vietate.

La Royal Family ha sempre scelto con cura le tate a cui affidare l’educazione dei principini. A seguire i piccoli George, Charlotte e Louis, figli di William e Kate Middleton, è Maria Teresa Turrion Borrallo. La nanny deve seguire regole rigidissime, tanto che alcune parole le sono vietate.

Royal Family: le tate di corte hanno regole rigidissime

Fin dalla notte dei tempi, la Royal Family ha sempre scelto con cura le tate dei principini. Queste figure vengono selezionate tra una rosa di nomi che devono aver obbligatoriamente frequentato la scuola di nanny più famosa d’Inghilterra, ovvero la Norland School di Bath. L’istituto è specializzato nella formazione di bambinaie e insegna alle allieve una serie di regole fondamentali.

George, Charlotte e Louis: la tata è Maria Teresa Turrion Borrallo

Attualmente, la tata di George, Charlotte e Louis, figli di William e Kate Middleton, è la 51 enne Maria Teresa Turrion Borrallo. Come tutte le altre tate che l’hanno preceduta, anche lei è esperta di buone maniere e galateo. Oltre alle classiche mansioni, quindi cucire, cucinare e tenere a bada i principini, la donna ha imparato a evitare i paparazzi, difendersi con le arti marziali e guidare in situazioni di pericolo. Generalmente, le tate della Royal Family vengono pagate circa 100mila euro all’anno, ma non hanno vita privata.

Royal Family: le regole rigide delle tate

Oltre alle regole/mansioni citate sopra, le tate della Royal Family devono essere estremamente riservate. Firmano un accordo estremo legato alla privacy e non possono possedere alcun profilo social. Come se non bastasse, ci sono anche alcune parole vietate. Ad esempio, le nanny non si possono rivolgere ai principini chiamandoli “bambino“. Questo termine è bandito. Al suo posto devono essere utilizzati i nomi di battesimo, in modo da non imporre la propria “supremazia”.