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Covid, uno studio rivela quanto sono contagiosi gli asintomatici

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Una ricerca sul Covid-19 ha scoperto qual è il tasso di contagiosità degli asintomatici.

Fin dall’inizio della pandemia di Coronavirus gli esperti hanno cercato di comprendere quale sia il ruolo svolto dagli asintomatici. Un rapporto pubblicato sulla rivista Lancet, ad un anno dal primo caso, ha spiegato perché essi seppure non sviluppino i sintomi siano ugualmente infettivi e possano anche avere i danni provocati dalla malattia.

Chi sono gli asintomatici?

Gli esperti hanno innanzitutto chiarito che gli asintomatici sono coloro per cui senza la positività al tampone non si riuscirebbe ad evidenziare la presenza del virus. Essi sono almeno un quinto degli individui positivi. Questi soggetti sono un problema poiché, insieme ai pre-asintomatici, consentono al Coronavirus di diffondersi in maniera incontrollata. È scientificamente provato, infatti, che la metà dei contagi si verificano a partire da persone che non presentano sintomi.

Lo studio sugli asintomatici

Lo studio realizzato a Singapore e pubblicato su Lancet è riuscito a quantificare la contagosità degli individui asintomatici. Esso è stato condotto su 600 positivi e sui rispettivi contatti stretti, circa 4 mila. I risultati mostrano che gli asintomatici hanno meno probabilità di trasmettere il Coronavirus rispetto a coloro che manifestano i sintomi. Seppure siano infettivi, dunque, contribuiscono meno alla diffusione dei contagi. L’attenzione tuttavia non deve calare.

Gli scienziati, inoltre, hanno più volte evidenziato come un soggetto asintomatico non sia affatto sano. L’assenza di sintomi, infatti, non implica necessariamente l’assenza di danni, soprattutto a livello polmonare a cardiaco. Per questa ragione non si può parlare di portatori sani della malattia.