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Sanremo: ascolti top, morale down

Sanremo 2023 ambasciatore ucraino

I grandi ascolti, più bassi dell’anno scorso, fanno di questo Festival uno dei più chiacchierati di sempre. Se l’audience vola, la morale politically correct stanca

Non è più usuale vedere un evento televisivo che sfiora i 14 milioni di telespettatori; seppur in calo in confronto alla scorsa edizione, il Festival di Sanremo dimostra di essere un programma atteso, discusso e seguito da anziani e giovanissimi. Le cinque serate non hanno fatto bene solo al prime time di Rai1 ma anche a tutto il palinsesto delle altre reti, dalle più grandi alle più piccole; nella settimana di Sanremo, Viale Mazzini vive da sempre un momento d’oro sia in termini di ascolti che di raccolta pubblicitaria, finanche al feedback sui social, a partire da Instagram. Checchè ne dicano i detrattori, tante canzoni di questa edizione si ricorderanno, da Giorgia a Marco Mengoni, da Mr. Rain a Ultimo, dai Modà a Rosa Chemical. In più, della gara canora non ne ha goduto solo la Rai ma che a Mediaset che, mandano in onda il consueto palinsesto, ha creato un’alternativa per il telespettatore e ha visto crescere a dismisura i propri ascolti in confronto allo stesso periodo 2022.

Se gli ascolti sono stati al top, i social sono impazziti e i siti internet sono andati in delirio per le polemiche, il politicamente corretto e la morale che ha portato questo Festival di Sanremo sono stati aberranti. Se un semplice bacio tra due uomini o due donne non fa più scalpore, come giusto che sia, andare oltre vuol dire lanciare un messaggio che a non tutti può piacere. Il cantante Rosa Chemical è sceso dal palco, ha twercato su Fedez, con quest’ultimo che ammiccava espressioni di apprezzamento, e lo ha portato sul palco banciandolo con la lingua; un gesto che voleva essere trasgressivo ma che è risultato non soltanto brutto ma anche disgustoso. Alla fine della scenetta, il solito pippozzo sull’amore libero.

Altra storia per la cantante Ariete che, con abiti sempre maschili, ad ogni esibizione ricordava quanto fossero belli amore, unicorni, arcobaleni, un uomo che si veste da donna e viceversa, l’uguaglianza, peace & love, ecc, in un mood politicamente corretto al limite dell’insopportabile. Manco fossimo alla finale di Miss Italia 1992.

Idem per Fedez che, oltre a floppare su Rai2 con il suo visual podcast Muschio Selvaggio, a riprova del fatto che ciò che funziona in rete non è detto funzioni in tv, stessa cosa per i volti, ha mostrato la foto del vice ministro Galeazzo Bignami, quota FdI, vestito da nazista; un’immagine risalente a venti anni fa, magari scattata in un contesto goliardico o tra amici. Vestiario stupido ma, se dovessimo rivangare il passato, forse è bene ricordate a Fedez quando nelle sue canzoni dava del “frocio” a Tiziano Ferro e quanto ostenti la sua ricchezza sui social, pur professandosi di sinistra.

È oggettivo che questa Rai sia ancora in mano alla sinistra con tutto ciò che ne consegue, dal politically correct ai gender fluid, ma si sta moralmente esagerando e il telespettatore annoiando. Il Festival è guardato per pura curiosità, poiché se dovesse guardare ai giudizi espressi dai telespettatori risulterebbe un flop di non poco conto.

Forse un po’ di centrodestra in Viale Mazzini non farebbe male, anche solo per sentire altre campane, poiché la vita non è solo trasgressione e finto buonismo. Se al posto del pippone politically correct ci fosse stata un inno alla famiglia tradizionale e all’importanza della fedeltà? La sinistra avrebbe organizzato in poche ore girotondini intorno alla Rai; la libertà d’espressione è di tutti, non applicabile solo se professata da una certa parte politica.