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Riscaldamento globale, Luca Mercalli: "Le 4 abitudini che ci salveranno la vita"

Luca Mercalli

Luca Mercalli ci spiega cos'è il riscaldamento globale e quali sono le 4 buone abitudini per contrastarlo.

Luca Mercalli è uno dei più importanti metereologi e climatologi italiani. Si occupa principalmente di storia del clima e dei ghiacciai delle Alpi Occidentali. È docente di climatologia e glaciologia ed è uno dei massimi esperti dei temi ambientali.

Presiede la Società Metereologica italiana ed è noto al pubblico per la sua partecipazione alla trasmissione Rai “Che tempo che fa” di Fabio Fazio.

Gli abbiamo chiesto di spiegarci in soldoni il riscaldamento globale e ve lo diciamo senza girarci intorno: “Non abbiamo molto tempo”.

Riscaldamento globale, intervista a Luca Mercalli

D. Cosa si intende per riscaldamento globale?

R. Per rispondere a questa domanda e per comprendere la risposta è necessario avere un livello minimo di conoscenze. Il riscaldamento globale è l’aumento della temperatura terrestre causato dai residui della combustione dei materiali fossili. È un fenomeno che deriva dal fatto che c’è un effetto serra naturale formato da un “cocktail” di gas tra cui la CO2. La CO2 è uno dei residui della combustione del carbonio e del petrolio e noi quindi aggiungendo CO2 all’atmosfera facciamo aumentare la temperatura del pianeta.

D. Non tutti i cittadini hanno gli strumenti per capire le conseguenze.

R. Esatto, o meglio bisognerebbe dedicarci molto tempo ed oggi purtroppo non si ha né tempo né pazienza, diventa quindi difficile spiegare questi argomenti se non si fa un po’ di educazione scientifica iniziale. È come un medico che spiega una malattia complessa, o l’interlocutore conosce il funzionamento del corpo umano oppure è difficile anche far capire come la malattia agisce. Prendiamo per esempio il diabete, come faccio a spiegare cos’è il diabete a qualcuno che non si conosce cos’è il pancreas, cos’è il glucosio, cos’è la glicemia o l’insulina? L’unica spiegazione possibile potrebbe essere: il diabete è una brutta malattia che si può curare senza mangiare zucchero. Se uno è interessato a comprendere è necessario che ci impieghi tempo e soprattutto voglia, ma se uno non ha la voglia di documentarsi deve accontentarsi di ciò che dicono gli esperti. Potrei usare la stessa risposta per il riscaldamento globale: è una malattia grave che si può curare smettendo di bruciare carbone.

D. Immagino quindi che centrale per fornire gli strumenti di comprensione sia la politica, ma di chi è il compito se la politica non agisce in questo senso?

R. In questo momento infatti non sta intervenendo nessuno in questo senso. Questi sono problemi noti da oltre 40 anni. Per meglio dire da oltre 40 sono diventati un problema politico, ma la teoria del riscaldamento globale è nota da più di 100 anni, elaborata alla fine dell’ ‘800. Il riscaldamento terrestre è materia politica dagli inizi degli anni 80; tant’è che la fondazione IPCC ovvero il Comitato Intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite è del 1988. La politica quindi non è stata capace di recepire l’allarme dato dagli scienziati già 30 anni fa. Anche oggi continuiamo a far finta che il problema sia modesto, quasi a dire se ne occuperà chi arriverà dopo di noi. Purtroppo però come tutte le malattie più si aspetta a curarla più la malattia peggiora.

D. È emerso recentemente che abbiamo finito le risorse annuali della terra con due giorni di anticipo rispetto all’anno precedente. Quindi questo significa che non si sta facendo niente per risollevare le sorti del pianeta?

R. No non si sta facendo assolutamente nulla, anzi, siamo in piena fase di peggioramento. Chiaramente il clima è solo uno dei problemi ambientali, lei pensi alla plastica negli oceani. Abbiamo quindi tanti problemi ambientali: uno è l’inquinamento da rifiuti, uno è il clima, uno è la perdita di biodiversità legata all’estinzione delle specie. Tutti questi problemi sommati insieme danno appunto l’indice dell’Overshoot che è il sovrasfruttamento del pianeta. Nel 1970 L’Overshoot Day cadeva il 31 dicembre e l’anno dopo rigeneravamo tutte le materie prime che la natura ci fornisce, e adesso invece cade il 29 di luglio. Praticamente noi per i prossimi 5 mesi vivremo contraendo un debito ambientale, mangiandoci quello che è il capitale naturale.

D.Le lancio una provocazione. Dobbiamo quindi affidare le nostre speranze ad una ragazzina di 16 anni? Qual è il suo parere su Greta Thunberg?

R. Io sono molto contento di questa esperienza ma mi sembra ridicolo che nonostante il problema sia noto da così tanto tempo, un’intera civiltà si debba affidare alle parole di una 16enne per vederlo. Bisogna poi anche vedere se effettivamente questo cambierà qualcosa, perché al momento per quanto se ne stia parlando non sta cambiando nulla. Mi sembra che avremmo tutti gli strumenti perché questi problemi vengano trattati non sotto richiesta di una ragazzina di 16anni e dei suoi coetanei, che hanno tutti i diritti di lamentarsi per non avere un mondo peggiore. Queste cose tuttavia dovrebbero essere risolte dai grandi leader mondiali. Sappiamo bene che tutti loro ne sono a conoscenza, persino papa Francesco ci ha scritto l’enciclica “Laudato si”, e lo ha fatto ormai 4 anni fa.

Greta Thunberg Roma

D. Concretamente ognuno di noi cosa può fare per salvare il pianeta nel piccolo della sua quotidianità? Ma soprattutto le chiedo, i piccoli gesti fanno davvero la differenza?

R. Allora innanzitutto bisogna pensare a salvare non solo il pianeta ma anche noi stessi. Ricordiamoci che in gioco c’è soprattutto la nostra vita e non solo il pianeta inteso come natura. Poi servono chiaramente entrambe le strategie; i piccoli gesti sono importanti ma non bastano, c’è necessità di grandi gesti che la politica può e deve fare. Nonostante questo è importante anche il nostro contributo. Bisogna procedere su due strade parallele: una parte la fanno i cittadini e una parte la fa la politica che nei paesi democratici è sempre espressione della volontà dei cittadini.

Abbiamo visto un esempio di questo nelle ultime elezioni in Germania dove i verdi hanno avuto il 20% e sono il secondo partito nazionale. Quindi vede come alla fine le cose vanno insieme? Dove cittadini sono già sensibili sul tema fanno molto dal punto di vista del risparmio energetico, della riduzione dei rifiuti, del trasporta aereo e del mangiare meno carne.

I 4 filoni delle cose che il singolo può fare sono: la casa (isolamento termico, pannelli solari ecc.); i trasporti (usare poco l’aereo, affidarci al trasporto pubblico, non avere macchine potenti ecc.); la dieta (quindi mangiare poca carne e preferire il cibo locale che non ha percorso grosse distanze) e infine i consumi, le mode, tutto quello che sono i rifiuti superflui. Dall’altra parte c’è la politica che deve o dovrebbe fare le incentivazioni per quello che è il mercato dell’energia, tutte quelle cose che non sono nelle nostre mani. La politica sostanzialmente dovrebbe fare un sistema di tassazione per le energie “sporche”, o fossili, e un sistema di incentivi per le energie rinnovabili, cosa che in parte c’è già ma il problema è che si sta procedendo troppo lentamente.