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Sherlock: le scene più belle della terza stagione

Sherlock

Alcune delle scene che hanno fatto della terza stagione di Sherlock la più amata dai fan della serie. Grazie all'innegabile carisma dei due protagonisti Benedict Cumberbatch e Martin Freeman - ormai avviati verso una proficua carriera parallela sul grande schermo -, la serie TV britannica Sherlock...

Alcune delle scene che hanno fatto della terza stagione di Sherlock la più amata dai fan della serie.

Grazie all’innegabile carisma dei due protagonisti Benedict Cumberbatch e Martin Freeman – ormai avviati verso una proficua carriera parallela sul grande schermo -, la serie TV britannica Sherlock (pensata e scritta da Steven Moffat e Mark Gatiss) veleggia felicemente verso la quarta stagione. Tuttavia, è stata la terza stagione, conclusasi da poco con la puntata speciale intitolata L’abominevole sposa (di fatto una quarta puntata bonus oltre alle tre previste ordinariamente), a imprimere in maniera definitiva nell’immaginario collettivo questa nuova versione contemporanea (anche come ambientazione), più atletica e meno tormentata di quelle tradizionali, del popolare detective ideato da Arthur Conan Doyle. Merito anche del parterre di registi che si sono avvicendati alla regia sin dalla prima stagione, a partire dallo scozzese Paul McGuigan (che ha curato quasi per intero le prime due stagioni), Nick Hurran, Douglas Mackinnon, Rachel Talalay e Ben Caron. Nelle righe che seguono, ripercorreremo insieme alcune delle scene più belle e significative della terza stagione.
La casa vuota. Sherlock Holmes è finalmente tornato a Londra, dopo due anni di esilio (non troppo) volontario, a causa delle accuse di frode che gli sono piovute addosso. Si ricongiunge a Watson e, ovviamente, anche al fratello maggiore Mycroft, agente dei servizi segreti britannici. Con quest’ultimo, ingaggia quasi subito una gara di deduzione, che rivela non solo la sottile rivalità tra i due Holmes, ma anche la nostalgia l’uno dell’altro, acuita dalla distanza.
Il segno dei tre. Siamo al matrimonio di Watson con Mary Morstan (la donna che ha aiutato Watson a superare il dolore per la separazione dall’amico), e Sherlock è testimone dello sposo, incaricato di pronunciare un discorso, che si rivelerà tutt’altro che breve. Nel finale, facendo affidamento sul suo spirito di osservazione e deduzione, mentre è ancora nel mezzo del suo discorso, Sherlock capisce non solo che sta per essere commesso un omicidio, ma individua sia la potenziale vittima, l’assassino e il nesso tra questo e i casi da lui precedentemente rievocati.
L’ultimo giuramento. Holmes ha un nuovo nemico, Charles Augustus Magnussen, magnate dell’editoria originario della Svezia ma anche bieco doppiogiochista e criminale. Desideroso di neutralizzarlo, Holmes si introduce nell’abitazione del miliardario, ma viene quasi ucciso: con sua grande sorpresa, scopre che la potenziale assassina è Mary Morstan, moglie di Watson e, all’insaputa di tutti, ex assassina a pagamento, ricattata da Magnussen a causa del suo passato. In un drammatico confronto a tre, Holmes dovrà scegliere se rivelare o meno la verità all’amico, rischiando di rovinare il suo matrimonio e la sua felicità.
L’abominevole sposa. Immerso nel suo “palazzo mentale”, Holmes è protagonista, assieme al fidato Watson, di un’indagine ambientata nella Londra vittoriana. Al termine di quest’ultima, Watson domanda all’amico come farà a ritornare nella sua realtà, e Holmes, dopo aver pronunciato la fatidica frase “Elementare, Watson”, si getta in un dirupo. L’Holmes del Ventunesimo Secolo si sveglia di soprassalto nel presente.