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Una Rai meloniana non deve spaventare

Meloni a Kiev

Nel caso più estremo, Giorgia Meloni farà quello che ha fatto la sinistra negli ultimi undici anni, ovvero occupare la tv di Stato dalla dirigenza al lato artistico. E tutti dovranno fiatare

Siamo pronti a scommettere che, appena il centrodestra cambierà dei manager, il centrosinistra inizierà a fare bizze, girotondini intorno alla sede di Viale Mazzini e le immancabili interrogazioni parlamentari. La sinistra, come il Movimento 5 Stelle, ha smesso la memoria corta; inneggia a non occupare la Rai ma se lo fa lei va bene, se lo fa l’altra sponda è un’ingiuria.

Pd e M5S, negli ultimi undici anni, hanno piazzato manager, direttori e artisti ovunque e a loro piacimento; ora, che è in sella il centrodestra, nessuno potrà permettersi di fiatare e accusare i leader di “usare” la Rai. Al di là che la tv di Stato dovrebbe essere indipendente e a-partitica, non lo è mai stata dal 1954 ad oggi, perché dovrebbe diventarla con il Governo Meloni?

Quello su cui è importante porre l’attenzione non è tanto la politica, quanto un nuovo respiro, di cui la Rai ha tanto bisogno: idee d’intrattenimento nuove, approfondimenti non sbilanciati a sinistra, informazione all’avanguardia e non stantìa, cartoni animati adeguati ai gusti dei bambini, investimenti e non tagli. Di solito, il cambio di governo porta con sè un cambio dirigenziale ed editoriale; visti agli anni di Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Mario Draghi, sarebbe il caso che la Rai si rinnovasse e imponesse un altro corso. Se Rai2 è in salita dopo anni “morti”, la stanchezza della tv di Stato si sente tutta: stessi programmi da anni, fiction trite e sempre con i medesimi argomenti, approfondimenti giornalistici flop, stessi volti da trent’anni; tutto bellissimo, ma ad un Carlo Conti vogliamo affiancare una donna o un uomo con un minimo di facoltà di parola il quale possa avere chance per diventare un futuro conduttore? Se il pubblico over della Rai vuole sicurezza e rassicurazioni, è pur vero che adagiandosi sugli allori Viale Mazzini rischia di perdere una fetta di pubblico vastissima, soprattutto la fascia giovane. Non basta un Festival di Sanremo all’anno per portare il target under34 sugli schermi di Rai1, Rai2 e Rai3.

La Rai ha bisogno di una svolta, e probabilmente anche di una nuova Governance, per non rimanere indietro rispetto ai competitors, che non sono solo Mediaset, La7, Sky e Discovery, ma anche piattaforme streaming quali Netflix, Amazon Prime, Paramount+, Disney Plus. La tv di Stato, prendendo soldi dal canone e dalla pubblicità, ha delle potenzialità di sviluppo editoriale enormi e, se tale avanzata deve dipendere dal potere politico in carica, ben venga una nuova aria portatrice di nuove risorse umane ed editoriali. Sinistra permettendo, è chiaro; ma è pur vero che una premier dalla tempra forte come Giorgia Meloni non si farà mai mettere i piedi in testa da una sinistra attualmente in fortissima difficoltà.