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Contratto di affitto: quali sono le tasse da pagare

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Quando si intende dare in affitto un immobile il proprietario deve essere consapevole che ci saranno delle tasse da pagare. I canoni percepiti dal padrone di casa devono essere tassati con l’Irpef. La pressione fiscale colpisce duramente i redditi da locazione. I canoni percepiti mensilmente da...

Quando si intende dare in affitto un immobile il proprietario deve essere consapevole che ci saranno delle tasse da pagare. I canoni percepiti dal padrone di casa devono essere tassati con l’Irpef.

La pressione fiscale colpisce duramente i redditi da locazione. I canoni percepiti mensilmente dal locatore costituiscono un reddito che deve essere dichiarato all’Agenzia delle Entrate ai fini del calcolo dell’Irpef (l’imposta sul reddito delle persone fisiche). Il padrone di casa può scegliere tra due regimi diversi di dichiarazione e tassazione. Vediamo in cosa consistono queste due opzioni.

Regime fiscale ordinario

Secondo il regime fiscale ordinario, per il calcolo dell’imposta, il canone deve essere ridotto in maniera forfettaria del 5%. Esso costituisce reddito fondiario e dovrà essere dichiarato in sede di denuncia dei redditi. In sostanza si paga l’imposta sul 95% dei canoni di locazione. Si riconosce al proprietario un piccolo sconto per le spese di manutenzione che si presume egli debba sostenere.

Cedolare secca

La cedolare secca sugli affitti è un regime fiscale più competitivo e conveniente in quanto prevede un’aliquota fissa per la tassazione dei canoni di locazione. E’ un’imposta sostitutiva dell’irpef e dell’imposta di registro. Vediamo quali sono le aliquote. La cedolare secca è pari al:

  • 21% del canone per i contratti a canone libero (quelli di durata 4+4 anni);
  • al 10% del canone per i contratti a canone concordato (quelli di durata 3+2 anni).

L’opzione si esercita, di regola, al momento della registrazione del contratto con la compilazione del quadro RLI oppure utilizzando uno dei software messi a disposizione dall’agenzia delle Entrate, nei casi in cui per il contratto di locazione non sussista l’obbligo di registrazione (quelli di durata non superiore a trenta giorni complessivi nell’anno). Una volta esercitata, la scelta vale fino alla scadenza naturale del contratto. Resta ferma la possibilità di poter scegliere il regime della cedolare secca in occasione di una delle annualità intermedie.

Cosa succede in caso di mancato pagamento delle imposte

In caso di mancata dichiarazione e pagamento delle imposte dovute in caso di affitto la legge sottopone il locatore a delle sanzioni. Vediamo quali sono le sanzioni previste a far data dal 1 gennario 2017:

  • dal 90% al 180% del canone di locazione per la dichiarazione infedele;
  • dal 60% al 120% per la dichiarazione omessa (con un minimo di 200 euro) se presentata entro il termine per quella del periodo d’imposta successivo.

I canoni della locazione devono essere dichiarati e tassati anche nel caso in cui il conduttore sia moroso ossia non provveda al pagamento di quanto dovuto in base al contratto. E’ necessario che:

  • si tratti di locazione a uso abitativo;
  • il mancato pagamento dei canoni derivi dalla morosità del conduttore;
  • quest’ultima venga accertata giudizialmente a seguito del procedimento per convalida di sfratto per morosità.