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Migranti, rapporti con trafficanti: fermata nave ong

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Si apre un nuovo capitolo che riguarda il salvataggio di migranti: una nave ong è stata fermata con l'accusa di avere rapporti con trafficanti

La questione riguardante i salvataggi di migranti effettuati nel Canale di Sicilia da parte delle navi ong si arricchisce oggi di un nuovo capitolo. Una di queste navi, la Iuventa della tedesca Jugend Rettet, che non aveva firmato il codice di condotta preparato dal Viminale, ora è accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Salvataggi migranti, fermata una nave ong: i motivi

La Jugend Rettet un paio di giorni fa, assieme ad altre organizzazioni come ad esempio Msf, aveva deciso di non sottoscrivere il codice di condotta per il salvataggio di migranti che era stato preparato dal Viminale.

Quest’oggi si apre un nuovo capitolo, questa volta per quanto riguarda il fronte giudiziario. La Procura di Trapani, che da diversi mesi sta indagando proprio sui salvataggi che avvengono nel Canale di Sicilia, ha chiesto ed ottenuto il sequestro una nave dell’organizzazione tedesca, la Iuventa, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La nave ong è stata dunque fermata in mare e successivamente portata a Lampedusa attraverso un grande spiegamento di forze dell’ordine.

In particolar modo, in questa inchiesta condotta dalla Sco, è stato utilizzato un agente sotto copertura.

Anche il tenente di vascello, Paolo Monaco, che è il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, è salito sulla nave e ci è rimasto per un paio di ore: “Si tratta di un normale controllo, che abbiamo fatto e che non comporterà alcun problema”, ha spiegato l’ufficiale.

Ma in realtà le cose non sono propriamente andate in questo modo. Dopo qualche ora si è scoperto che la nave era stata posta sotto sequestro su ordine della magistratura. L’indagine era stata avviata lo scorso marzo, a seguito delle dichiarazioni di due operatori della Vos Hestia (che poi sono stati assunti dall’agenzia Imi Security Service), una nave di un’altra organizzazione non governativa, ovvero Save The Children.

Le parole dei testimoni

Gli inquirenti hanno quindi scoperto che in tre casi alcuni elementi dell’equipaggio della nave avrebbero avuto dei contatti con dei trafficanti di migranti libici e inoltre sarebbero intervenuti in operazioni di soccorso senza che in realtà i profughi fossero in una reale situazione di pericolo.

Uno dei testimoni ha spiegato ai pm in che modo le imbarcazioni agivano: “La più temeraria era sicuramente la Iuventa che, da quello che ho potuto vedere sul radar, avendo io accesso al ponte, arrivava anche a 13 miglia dalle coste libiche, circostanza anche pericolosa. La Iuventa, che è un’imbarcazione piccola e vetusta, fungeva da ‘piattaforma’ ed era sempre necessario l’intervento di una nave più grande sulla quale trasbordare i migranti soccorsi dal piccolo natante…”.

Il procuratore Ambrogio Cartosio ha spiegato il contenuto dell’indagine: “Ci sono gravi indizi di colpevolezza e poi ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo che interviene in caso di condanna dei proprietari e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo accettato dal gip”.

La responsabilità di quanto accaduto, spiega Cartosio, è individuale, ovvero non ci sono legami tra i trafficanti e le ong: “E comunque le persone coinvolte non hanno agito per denaro. Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi e al momento non pare abbiano percepito compensi. La mia personale convinzione è che il motivo della condotta dell’equipaggio sia umanitario”.