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Agnès Callamard sulle Ong in Italia: "Si criminalizza chi salva i migranti"

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Il severo giudizio di Agnès Callamard sull'ennesimo attacco alle Ong in Italia: la condanna del governo

Rifugiati e migranti: il «crimine» del governo italiano. A parlarne è la segretaria generale di Amnesty International dal 2021 Agnès Callamard, che esprime un giudizio senza filtri sugli ultimi atti dei politici del nostro Paese.

Attacco alle Ong in Italia

«Il governo italiano sta vergognosamente criminalizzando chi assiste rifugiati e migranti e ostacola il lavoro di salvataggio delle Ong nel Mediterraneo» commenta a Parigi la Callamard, nota anche per aver condotto le indagini dell’Onu sull’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nell’ambasciata dell’Arabia Saudita in Turchia. «La verità la conosciamo, ma purtroppo non siamo riusciti a portare i responsabili davanti a un tribunale indipendente» ha continuato la segretaria generale presentando il nuovo Rapporto 2022 che inquadra la situazione dei diritti umani nel mondo.

L’intervista a Repubblica

La segretaria generale di Amnesty International è stata intervista dal quotidiano di via Cristoforo Colombo e si è lasciata andare a ulteriori dettagli sulla vicenda delle Ong in Italia: «Nel 2022 abbiamo assistito al sequestro delle navi di soccorso e ai soccorritori che dovevano difendersi da accuse infondate, anche in tribunale, come nel caso dell’equipaggio della Iuventa. Abbiamo visto le donne, gli uomini e i bambini che erano stati salvati lasciati su imbarcazioni per giorni e settimane, senza un posto dove poter sbarcare. Abbiamo assistito all’imposizione di nuove regole per rendere più difficile il lavoro delle Ong e alla pratica di farle sbarcare in porti lontani del nord Italia. Le azioni del governo italiano fanno parte di una strategia più ampia che vuole porre il Mediterraneo centrale sotto il controllo della Guardia costiera libica, in modo che siano loro a riportare in Libia il maggior numero possibile di persone». Un quadro crudo ma realistico, in cui l’Italia smette di apparire come il gigante buono che, più e prima degli altri, è pronto all’accoglienza.