Il cittadino bengalese, da 6 anni residente negli Stati Uniti, Akayed Ullah è stato formalmente incriminato per l’attentato di Lunedì scorso. Akayed è l’attentatore New York che ha cercato di farsi esplodere a Time Square nell’ora di punta. Fortunatamente la rustica bomba che aveva con se non ha fatto molto danno brillando. Ha infatti ferito solo 4 persone in maniera lieve. Tra i 4 feriti c’è lo stesso attentatore New York, che ha riportato delle ustioni sul corpo a causa dell’esplosione. Oltre all’incriminazione per terrorismo giunge anche l’accusa di possesso illegale d’arma. Akayed era un soggetto giudicato non a rischio dalle forze di sicurezza americane. Completamente incensurato, privo di fedina penale. Aveva un lavoro come autista (non risulta chiaro se lavorasse per Uber o per altre compagnie). Era entrato negli USA tramite i programmi di ricongiungimento familiare.
Condanna unanime per l’atto giunge dal governo del Bangladesh e dalla comunità musulmana bengalese della città di New York.
L’attentore New York
Akayed Ullah è un benaglese di 27 anni, giunto nel 2011 in America tramite un programma di ricongiungimento familiare. Per lui è stato possibile fare ciò in quanto è il nipote di un cittadino americano di origini bengalesi. Il vice-commissario dell’antiterrorismo a New York, John Miller ha precisato che dai device elettronici dell’attentatore è emerso una ispirazione ideale del giovane all’ISIS. Oltre ai siti del noto cartello terroristico e ai video di propaganda, figuravano video e tutorial su come costruire bombe artigianali. Pur avendo egli sempre viaggiato all’estero, gli inquirenti non hanno mai registrato attività sospette. Da escludersi sarebbe dunque una affiliazione o un contatto diretto del giovane con l’ISIS. Persino la polizia del Bangladesh esclude la possibilità di un contatto diretta tra il giovane e i terroristi. Riporta inoltre l’assoluto anonimato del soggetto a sospetti anche solo lontani per attività illecite.
Il giovane Akayad al momento si trova ricoverato presso il Bellevue Hospital a causa delle ustioni riportate nell’esplosione. Ha spiegato che a spingerlo a un tale gesto sono state motivazioni di vendetta. Vendetta contro i recenti raid israeliani su Gaza e per i raid americani all’ISIS. L’ambasciatore bengalese a New York ha condannato l’atto del suo giovane concittadino e ha espresso che venga portato innanzi alla giustizia. A chiudere il cerchio sulla testa del giovane tuonano le parole del presidente Trump che invoca per i terroristi la pena di morte. Senza remore.
La bomba
Per costruire la bomba, il giovane bengalese ha adoperato materiali rudimentali e facilmente reperibili. Ha utilizzato del velcro e delle cerniere per tener salda su di sé la cintura esplosiva. Questa è stata realizzata con una batteria da 9 volt, fiammiferi, un cavo di quelli usati per le luci natalizie e un semplice tubo. Agli inquirenti ha spiegato di aver preso il tubo da un cantiere edile presso il quale lavora. Le cose poi che riempivano il tubo (viti e chiodi) le ha separatamente acquistate. Un piano che se fosse riuscito avrebbe fatto veramente danno, ma che fortunatamente è andato in fumo.