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Montagna, stop all'installazione di nuove croci sulle vette: "Sono divisive"

Non saranno installate nuove croci sulle vette delle montagne

Secondo il Cai se da un lato sono inappropriate le campagne di rimozione dall'altro si rivela anacronistico l'innalzamento di nuove croci sulle vette delle montagne

Ha suscitato non poche polemiche e divisioni la riflessione del Club Alpino Italiano sull’opportunità di non installare nuove croci sulle vette delle montagne

Cai, “Stop alle croci sulle vette”

“La società attuale si può ancora rispecchiare nel simbolo della croce? Ha ancora senso innalzarne di nuove? Probabilmente la risposta è no”.

Questa la riflessione posta in un articolo pubblicato di recente su ‘Lo Scarpone‘, il portale del Club Alpino Italiano (CAI).

Le motivazioni

Una considerazione che il CAI pone sulla base di due presupposti:

“Innanzitutto perché l’Italia si sta rapidamente convertendo in uno Stato a trazione laica, territori montani compresi. Pertanto la croce non rappresenta più una prospettiva comune, bensì una visione parziale” – poi, prosegue l’associazione – “perché la montagna è un elemento paesaggistico che, per ovvie ragioni, da sempre si carica sulle spalle una gravosa valenza simbolica, capace di influenzare il pensiero collettivo: il messaggio trasmesso dai rilievi non dovrebbe più riflettere il periodo compreso tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del secolo successivo (arco temporale nel quale furono installate la maggior parte delle croci di vetta), ma dev’essere riadattato sulle caratteristiche e sulle necessità di un presente che non ha più bisogno di eclatanti dimostrazioni di fede, ma di maggiore apertura e sobrietà”.

L’analisi del CAI però. oltre a qualche perplessità interna alla base, ha scatenato anche qualche polemica, fino al punto che qualcuno ha chiamato l’iniziativa ‘L’ultima crociata’.

Il punto di convergenza culturale

Una reazione che ha visto il Cai puntualizzare ulteriormente la sua posizione citando le conclusioni di un convegno organizzato all’Università Cattolica di Milano. L’iniziativa era infatti volta a riflettere sulle tematiche proposte nel libro Croci di vetta in Appennino di Ines Millesimi.

Al convegno – a cui hanno partecipato Monsignor Melchor José Sànchez de Toca y Alameda (relatore del Dicastero delle Cause dei Santi), lo scrittore Marco Albino Ferrari in rappresentanza del CAI e il professore di diritto dell’Università Cattolica Marco Valentini – si è registrato un punto di convergenza culturale, giuridico, storico e perfino religioso; una prospettiva che ha trovato tra i presenti una larga concordanza sulla necessità di lasciare integre le croci esistenti, perché testimonianze significative di uno spaccato culturale, e allo stesso tempo di evitare l’istallazione di nuovi simboli sulle cime.

La puntualizzazione del CAI

Tesi, questa, condivisa pienamente dal Club Alpino Italiano. “Il CAI guarda infatti con rispetto le croci esistenti” – si legge sul portale – ” ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli, …). Questo perché – è giusto evidenziarlo una volta di più – rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza”.