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Cos'è la sentenza Roe vs Wade, che dal 1973 sanciva il diritto all'aborto negli Usa

Sentenza Roe vs Wade

Nel 1972, il caso di Norma McCorvey era arrivato alla Corte Suprema, che si era espressa a favore del diritto di interrompere una gravidanza.

La sentenza Roe vs Wade del 22 gennaio 1973, ribaltata dalla Corte Suprema il 24 giugno 2022, sancì negli Stati Uniti il diritto delle donne di effettuare un’interruzione di gravidanza per qualsiasi motivo.

Chi erano Jane Roe ed Henry Wade

Il caso venne portato in tribunale dal gruppo di avvocatesse, guidato da Sarah Weddington, che si occupava del caso di Jane Roe, nome fittizio dato per la tutela della privacy a Norma McCorvey, una ragazza della Louisiana sposata a un uomo violento. La coppia aveva già avuto due figlie e McCorvey, incinta del terzo, aveva espresso il desiderio di non farlo nascere.

McCorvey, per metà nativa americana, nacque dal matrimonio poi naufragato tra una cameriera e un soldato. Prima bimba maltrattata, poi teenager stuprata, sposatasi a 16 anni e divenuta ragazza madre, durante la sua vita si prostituì, bevve fino a svenire e vendette droga.

McCorvey morì nel 2017 in una casa di riposo del Texas da convinta anti-abortista mai accettata dal movimento “per la vita”. Negli anni Novanta, aveva infatti raccontato la sua storia, ma prima di morire si era riavvicinata al cristianesimo a causa della “presenza costante, devota e pacifica degli anti-abortisti cattolici”.

Henry Menasco Wade era invece l’avvocato chiamato a rappresentare lo Stato del Texas nel processo. 

Che diritti all’aborto esistevano prima della sentenza Roe vs Wade

Prima della sentenza Roe vs Wade, negli Usa ogni Stato aveva una propria legge sull’aborto. In trenta, esso era proibito, in quattro permesso a ogni condizione, nei restanti praticato nel caso di specifiche problematiche (deformazioni del feto, stupro o pericolo di vita della donna).

Cosa sancì il processo Roe vs Wade

Il processo iniziò nel 1970 e, dopo due anni, arrivò alla Corte Suprema, chiamata a stabilire se la Costituzione degli Stati Uniti riconoscesse o meno il diritto all’aborto in assenza di problematiche legate alla salute della donna, del feto o di altro tipo, ma diverse dalla semplice volontà di interrompere una gravidanza.

I giudici si espressero a favore del diritto all’aborto il 22 gennaio 1973, con sette pareri favorevoli e due contrari, in base a un’interpretazione del quattordicesimo emendamento per cui esiste un diritto alla privacy, ovvero alla libera scelta, nella sfera privata dell’individuo.

Il giudice Harry Blackmun, esprimendo l’opinione della maggioranza, aggiunse che impedire l’aborto provoca danni come la minaccia alla salute fisica e mentale della donna, costi finanziari e stigma sociale.