> > Covid Cina, Galli: “Il boom di contagi era prevedibile. La situazione va mo...

Covid Cina, Galli: “Il boom di contagi era prevedibile. La situazione va monitorata”

covid cina galli

Massimo Galli ha commentato il boom di contagi Covid in Cina e la possibile circolazione di nuove variati, non necessariamente “più cattive”.

Il direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, è intervenuto sulla situazione esistente in Cina e sul boom di contagi Covid che si sta verificando nel gigante asiatico.

Covid Cina, Galli: “Il boom di contagi era prevedibile. La situazione va monitorata”

Secondo il direttore di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, il boom di contagi Covid in Cina era prevedibile dopo anni di politica “zero Covid” promossa dalla potenza asiatica. Inoltre, l’individuazione di nuove varianti, non necessariamente più aggressive, “è possibile, se non probabile”, in considerazione dell’alta circolazione e dello scarso livello di immunizzazione che esiste tra la popolazione cinese. Pertanto, ha sintetizzato Galli, “che la situazione meriti un accurato monitoraggio, credo sia fuori di dubbio”.

“Il protrarsi della politica Covid Zero in Cina si è scontrato con l’impossibilità di conseguire l’obiettivo, se non a prezzo di durissime limitazioni delle libertà personali, accompagnate da un gravissimo danno economico. Alla decisione repentina di riaprire tutto, ha fatto seguito un’impennata delle infezioni e dei decessi, la cui esatta portata non viene comunicata. Come purtroppo poteva essere atteso in un paese con più di 1,4 miliardi di abitanti, che contiene i più grandi agglomerati urbani del pianeta, in cui negli anni di chiusura si è vaccinato poco e male“, ha scritto l’esperto in un post condiviso sulla sua pagina Facebook. “Quanti siano i vaccinati in Cina e quanto siano stati vaccinati i più fragili e gli anziani non è dato saperlo in base a informazioni certe. La Cina avrebbe praticato almeno 3,4 miliardi di dosi di vaccino, più di 240 dosi per 100 abitanti, ma i vaccini usati, i loro, sono risultati di modesta efficacia”.

La situazione italiana e quella cinese

Confrontando la situazione cinese con quella italiana, inoltre, Galli ha affermato che “da noi, su 60 milioni di abitanti, almeno 50 sono ‘completamente’ vaccinati – cioè hanno fatto almeno due dosi – e tra i 23 e i 30 milioni (più 30 che 23) hanno fatto l’infezione. Oggi quindi siamo un paese assai più immunizzato della Cina, se per immunizzato si intende difeso, in caso di infezione, dalla malattia grave, dal finire in ospedale, in rianimazione o peggio. Un altro confronto? In Italia, compresi quelli che si sono infettati più volte, hanno incontrato certamente il virus, come provato da un tampone positivo, in 25 milioni su 60 milioni di cittadini. Più del 40% della popolazione totale. In Cina, fino a ieri, in 4,5 milioni su 1,4 miliardi, pari allo 0,3% della popolazione”.

Una simile condizione, per l’infettivologo, si traduce nel fatto che “il virus in Cina ha quindi possibilità enormi di circolare, mutare, produrre nuove varianti. Che questo spaventi, è un dato di fatto. E i numeri non ufficiali pubblicati in questi giorni su infezioni e decessi – 9.000 al giorno – in Cina non sono di conforto”.

“Che questo possa comportare anche la selezione di nuove varianti è possibile, se non probabile. Che queste varianti possano acquisire particolare virulenza, non lo si può escludere, ma se posso dire la mia, ritengo più verosimile che finiscano per prevalere ceppi molto diffusivi, ma non necessariamente più ‘cattivi’, più patogeni. Che, infine la situazione meriti un accurato monitoraggio, credo sia fuori di dubbio. Lo ha appena affermato anche il Direttore generale dell’Oms”, ha concluso.