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Covid, la previsione di Cartabellotta (Gimbe): "In autunno porteremo ancora le mascherine"

Covid previsione Cartabellotta

Per Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, "l'ipotesi che il prossimo autunno/inverno possiamo immaginarlo senza mascherine è difficile".

L’emergenza coronavirus non finisce, sebbene l’andamento epidemiologico in Italia e nel mondo sta affrontando un periodo di miglioramento. A lanciare un nuovo avvertimento è Nino Cartabellotta, il presidente della Fondazione Gimbe.

Covid, la previsione di Cartabellotta

Intervistato da Fanpage.it, Cartabellotta ha tracciato una prima previsione sul prossimo autunno. Ci sarà una nuova ondata di Covid? 

L’ipotesi che noi il prossimo autunno/inverno possiamo immaginarlo senza mascherine è molto difficile, perché abbiamo a che fare adesso con varianti più contagiose di quelle che conoscevamo prima. La diffusione del contagio si argina con mezzi che conosciamo, mascherine e vaccini: compenetrando insieme queste due strategie, immagino che nei prossimi mesi non ci sarà bisogno di alcuna restrizione, tenendo conto della capacità protettiva delle prime e della protezione contro la malattia grave dei secondi”, ha dichiarato il presidente della Fondazione Gimbe.

Attenzione alle varianti

Sulle nuove varianti alcuni esperti hanno già lanciato un allarme. Il professor Nino Cartabellotta ha spiegato: “Verosimilmente le varianti Ba.4 e Ba.5 stanno circolando anche da noi. Sappiamo che sono più contagiose di un 10/15% in più rispetto alla Ba.2 dai dati che abbiamo raccolto finora dal Sudafrica e anche dal Portogallo. Inoltre, hanno una capacità molto elevata di evadere la risposta immunitaria sia da vaccino sia da infezione naturale con conseguente maggiore probabilità di reinfezione. Questo già si vede con i numeri attuali: al momento la percentuale di reinfezione è al 6% negli ultimi due mesi”.

Quindi ha aggiunto: “Vedremo – non sappiamo ancora quando – un aumento del numero dei casi, ma dai dati che abbiamo l’impatto sull’ospedalizzazione è relativamente modesto. È probabile che l’evoluzione post-Delta stia portando a varianti più contagiose e meno gravi. Questo disegna anche le politiche sanitarie da mettere in atto”.

Poi ha ribadito: “A oggi gli scenari futuri dipenderanno in parte dall’evoluzione di queste varianti e in parte dalla nostra capacità di arginare la diffusione del contagio, perché è chiaro che un netto incremento dei casi costringerebbe a utilizzare i mezzi di protezione individuale in maniera più estensiva di quanto stiamo facendo adesso, perché con un virus del genere, così contagioso, è inevitabile che in un ambiente chiuso o poco ventilato la probabilità di trasmissione virale sia molto elevata”.

“Nonostante siamo in una netta fase discendente della curva dei nuovi casi, abbiamo ancora 600mila persone attualmente positive, di cui la maggior parte è in isolamento domiciliare ma il tasso di positività è alto, intorno al 13%, quindi di virus in giro ancora ce n’è tanto. Tuttavia, grazie alla minore virulenza di Omicron e alle coperture vaccinali l’impatto sugli ospedali è enormemente più basso. Se le nuove varianti saranno tutte più contagiose, noi negli autunni/inverni dei prossimi anni avremo ondate sempre più basse. Per questo dico che non possiamo immaginare i prossimi mesi senza mascherine e richiami di vaccino, ha precisato.