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Treviso, scopre di avere un cancro dal referto sul cellulare

Scopre di avere il cancro scaricando il referto sul cellulare

Simona, trevigiana, ha scoperto di avere un cancro scaricando un referto sul cellulare. "Non sono riuscita a parlare con i medici per due giorni".

Nessun medico a parlarmi” ha raccontato Simona, di quarantaquattro anni. La donna ha infatti scoperto da sola, scaricando un referto sul proprio cellulare, che le era stato diagnosticato un melanoma maligno: un tumore della pelle. Quando la quarantaquattrenne ha letto il referto del Ca’ Foscari di Treviso è rimasta pietrificata: nessuno l’aveva preparata a un’eventualità simile né a come affrontare le cure necessarie. L’accettazione di una patologia come il cancro non è infatti un processo semplice e, per questo motivo, la prassi vuole che sia un medico a dare la notizia al paziente malato. Nel caso di Simona non è stato così.

Scopre di avere un cancro dal referto sul cellulare

In un’intervista esclusiva de Il Gazzettino Simona ha raccontato tutta la vicenda. L’episodio risale al 21 luglio 2018, quando la donna ha fatto la triste scoperta sul suo stato di salute. Secondo la donna i responsabili dell’accaduto sono i medici dell”unità di Anatomia Patologica dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Il 6 luglio Simona si è sottoposta a un prelievo istologico per un sospetto basalioma al braccio. Quindici giorni dopo è arrivato il referto. “È inaccettabile. La lettura del referto di cancro scaricato sul cellulare senza filtro, senza sostegno, senza contenimento. […] Ci sono dei principi deontologici basilari senza i quali nessun servizio sanitario può definirsi civilizzato. Non è possibile supporre quali siano le risorse intellettuali, psicologiche, fisiche e spirituali dei pazienti. Non possono essere trattati come è capitato a me“, ha raccontato la donna.

Prima di riuscire a parlare con i medici Simona ha dovuto aspettare due giorni, in cui nessuno si è premurato di mettersi in contatto con lei. “Sapendo che qualsiasi diagnosi di cancro viene comunicata personalmente per le implicazioni psicologiche delicate che ne derivano, ho aperto il referto sorseggiando la tazza del caffè del mattino ricorda e ho letto la diagnosi di melanoma maligno. Tra l’altro era sabato. Non ho potuto parlare con nessun medico del reparto. Sono stata costretta ad aspettare fino a lunedì per un confronto diretto” ha spiegato.

Le spiegazioni dei medici

Eppure secondo il dottor Francesco Benazzi la responsabilità non è da attribuire al personale medico ma alle norme in vigore. “Ci dispiace. Ma l’esame è stato fatto in libera professione. Esce da quello che fa l’Usl attraverso l’Anatomia patologica. […] In libera professione, come previsto dalla legge, c’è la possibilità di scaricare i referti online: la risposta è diretta. Questi non vengono vagliati. Solo quelli che facciamo a livello istituzionale vengono valutati in base all’esito per poi chiamare le persone in modo da avere un confronto diretto“.