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Cosenza, 36enne si suicida in carcere: uccise la ex fidanzata

Uccise fidanzata, suicida in carcere

Arturo Saraceno si trovava nel penitenziario di Rossano per l'omicidio dell'ex fidanzata Debora Fuso, avvenuto a Magnago nel 2016.

Arturo Saraceno si è tolto la vita nel carcere di Rossano, in provincia di Cosenza. Si apprende da Fanpage che il 36enne si è impiccato nel bagno della sua cella utilizzando la cintura del suo accappatoio. La notizia della morte è stata diffusa dal consigliere nazionale dei Radicali italiani e candidato a garante regionale dei diritti dei detenuti calabresi, Emilio Enzo Quintieri. Saraceno era stato condannato per l’omicidio dell’ex fidanzata, la 25enne Debora Fuso, con cui avrebbe dovuto sposarsi, al culmine di un litigio a Magnago, in provincia di Milano.

Il suicidio

Saraceno era stato trasferito nel carcere di Rossano da pochi mesi e solo temporaneamente, per permettergli di incontrare i familiari. Prima del trasferimento, stava scontando la sua pena nella casa circondariale di Busto Arsizio, in provincia di Varese. Quintieri ha sottolineato come non avesse mai creato problemi con gli altri detenuti né con lo staff dell’istituto. Il suicidio sarebbe avvenuto intorno alle ore 9, quando il suo compagno di cella si è allontanato per uscire in cortile. In quel momento Saraceno avrebbe afferrato la cintura dell’accappatoio e si sarebbe appeso alle sbarre della finestra del bagno. A scoprire il corpo sono stati gli agenti di polizia penitenziaria, che hanno immediatamente allertati i soccorsi. Ma quando l’ambulanza del 118 è giunta sul posto per il 36enne non c’era più niente da fare.

Uccisa con 15 coltellate

Era il 17 maggio 2016, all’ora di pranzo, e Saraceno si trovava a Magnago insieme all’ex fidanzata. Tra i due è scoppiata l’ennesima lite. La loro unione, durata sei anni e che sarebbe dovuta essere coronata con un matrimonio già fissato, era finita improvvisamente quando Debora aveva deciso di tornare a vivere con i genitori. Una decisione che Saraceno non ha saputo accettare. Dopo un primo scontro verbale, l’uomo ha afferrato un coltello da cucina e l’ha colpita. Lei ha tentato di fuggire, ma lui l’ha rincorsa per le scale e l’ha raggiunta con altri 15 colpi, prima di tentare il suicidio con la stessa arma. I soccorritori l’hanno trovato in una pozza di sangue e l’hanno trasferito in ospedale. Alla polizia, che l’ha accusato di omicidio volontario, ha confessato: “Mi è partito l’embolo, non mi fidavo più di lei“.