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Omicidio Giulio Regeni, procuratore di Roma invitato al Cairo

Omicidio Giulio Regeni

Riparte il dialogo tra la procura di Roma e quella del Cairo per indagare sulle circostanze della morte di Giulio Regeni.

Tre anni dopo l’omicidio di Giulio Regeni potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nelle indagini sul caso. Il procuratore egiziano, Hamada al Sawi, ha invitato il procuratore capo di Roma a recarsi al Cairo. L’obiettivo dell’incontro dovrebbe essere quello di confermare la disponibilità dell’Egitto a una cooperazione con l’Italia, in ambito giudiziario, per giungere alla verità sulla morte del giovane dottorando italiano.

Omicidio Giulio Regeni, la reazione dei genitori

L’invito arriva dopo più di un anno di silenzio da parte dell’Egitto. Situazione di stallo che aveva spinto i genitori di Giulio Regeni a incontrare il ministro degli Esteri Luigi di Maio il 7 ottobre alla Farnesina. In quell’occasione, Di Maio aveva garantito il massimo impegno del governo italiano per riuscire a far luce su cosa sia veramente successo a Giulio. La famiglia Regeni non ha però accolto con troppo ottimismo il possibile incontro con il procuratore egiziano, sebbene rappresenti un piccolo sblocco della situazione. L’invito, infatti, è diretto al nuovo procuratore capo di Roma, ancora in fase di nomina, e non a chi si sta effettivamente occupando delle indagini, il procuratore Michele Prestipino.

Il giovane ricercatore, originario di Trieste, era scomparso il 25 gennaio del 2016 mentre si trovava al Cairo. Il suo corpo, con evidenti segni di tortura, era stato ritrovato giorni dopo, il 3 febbraio, ai bordi di un’autostrada e nei dintorni di una prigione dei servizi segreti egiziani. Per queste ragioni e circostanze il caso Regeni ha da subito generato tensioni diplomatiche tra l’Italia e l’Egitto.