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Coronavirus, lo sfogo di un medico: "L’unica speranza è che restiate tutti a casa"

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L'imperativo è unico: restare a casa il più possibile. L'emergenza coronavirus deve essere presa con le dovute precauzioni: lo sfogo di un medico.

Per superare l’emergenza coronavirus e diminuire il numero di contagi occorre la collaborazione: “L’unica speranza è che restiate tutti a casa“, questo lo sfogo di un medico. La situazione al Niguarda, ma anche in tutta la Lombardia è critica: i reparti di terapia intensiva sono molto affollati e proseguendo con l’incremento dei contagi occorrerà decidere chi salvare e chi lasciare morire. Un dottore impegnato in prima linea nel soccorso ai pazienti invita i cittadini a rispettare le regole. “Stiamo facendo turni massacranti, ho perso il conto delle ore”, ha confessato infine.

Coronavirus, lo sfogo di un medico

Un medico in prima linea nell’assistenza ai pazienti infetti da coronavirus lancia il suo sfogo: “Ci sono sempre più persone, sempre di più. Bisogna rallentare questo contagio, a tutti i costi. Ma non dipende da noi, dipende da tutti voi. Fate passare questo messaggio: è l’unica cosa che conta”. Molti giovani, infatti, hanno preso la situazione con troppa leggerezza, ma le misure introdotte dal Dpcm esteso a tutta l’Italia potrebbero far cambiare davvero le abitudini di tutti gli italiani.

Gli ospedali del Nord Italia stanno riorganizzando i reparti per distribuire i pazienti, ma presto il posto sarà esaurito. “Abbiamo riorganizzato gli spazi e le persone: i reparti adibiti ai normali interventi chirurgici sono stati trasformati in terapie intensive, il personale di sala operatoria si è spostato in rianimazione”. Non ci sono, inoltre, soltanto persone anziane ricoverate in terapia intensiva, “ci sono tanti giovani – afferma il medico -. E non è vero che ci si infetta solo stando a stretto contatto; a volte basta una cena“.

“Se posti e medici diventano scarsi – ha chiarito infine -, il criterio non diventa più occuparsi del primo paziente che arriva o di quello in sé più grave ma privilegiare la maggior speranza di vita“. Il grande lavoro che sta svolgendo il personale sanitario e medico, però, non basta. Da qui l’appello: “Non dipende solo da noi, purtroppo. Ce la stiamo mettendo tutta, ma la limitazione del contagio dipende da quel che succede fuori di qui. Da tutti voi”.