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Coronavirus, Lopalco: "Riapertura delle aziende? Troppo presto"

coronavirus pierluigi lopalco

Lopalco frena sulla riapertura delle aziende: far tornare i lavoratori nelle fabbriche potrebbe favorire il rischio di contagio da coronavirus.

Si prospetta una riapertura scaglionata e graduale che faccia riaccendere l’economia del Paese a partire dai comparti produttivi essenziali. Il governo ritiene che la ripresa potrebbe essere, oltre che lenta, anche da valutare correttamente: un errore adesso vanificherebbe tutti gli sforzi. Secondo l’epidemiologo Lopalco, però, la riapertura delle aziende dopo il coronavirus e dopo il 13 aprile sarebbe troppo precoce. “Qualunque modifica dell’ attuale stato di contenimento porterebbe in tempi brevissimi al ritorno in alto della curva epidemica”, ha detto l’esperto. “Dobbiamo prima consolidare questo risultato – prosegue -. Non si può semplicemente dire: riparte questo o quel settore. Serve una roadmap, o torniamo punto e a capo. Bisogna salvare i posti di lavoro, ma anche i lavoratori”.

Coronavirus, Lopalco sulla riapertura delle aziende

La scelta di riapertura delle aziende è politica ma deve tenere conto delle valutazioni del comitato tecnico scientifico e delle possibili conseguenze per la popolazione. La riapertura delle aziende che il governo intende valutare nelle prossime settimane è stata bocciata dai sindacati e anche dall’epidemiologo Lopalco. Nonostante, infatti, si sia registrato un calo dei contagi, occorre sottolineare che “quello che vediamo oggi si riferisce a eventi accaduti 7-10 giorni fa”. Quindi “non guardiamo il futuro ma il passato, e per sapere quello che avverrà dobbiamo consolidare molto questa curva in discesa”.

Anche Italo Angelillo, presidente della SItl ha sottolineato che “la condizione indispensabile, per una riapertura anche graduale iniziando da servizi essenziali, è garantire la salute dei lavoratori e riuscire a ridurre la probabilità di contagio tra asintomatici sia nella fase degli spostamenti casa-lavoro che, soprattutto, nei luoghi di lavoro”. Indispensabile, dunque, diventa l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.