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Coronavirus, Ricciardi: "Ospedali non adeguati ad una nuova ondata"

Coronavirus, Ricciardi: "Ospedali inadeguati"

Walter Ricciardi afferma che gli ospedali italiani non sono pronti a gestire una seconda ondata di Coronavirus. "Meno di 1 su 10", dichiara.

Walter Ricciardi lancia l’allarme agli ospedali italiani: non sarebbero pronti ad una seconda ondata di Coronavirus. “I soldi ci sono, oltre 200 milioni di euro per mettere in sicurezza i pronto soccorso”, dichiara a Dagospia, “Il problema ora è spenderli in tempo per la fine dell’estate, per farsi trovare pronti. La verità è che oggi pochissime strutture si sono adeguate: meno di 1 su 10″.

Ricciardi: “Gli ospedali non sono pronti”

Il consulente del Ministero della Salute, nonché rappresentante dell’Italia al Consiglio Oms, consiglia di attuare una rivoluzione nelle unità di emergenza presso gli ospedali. In un momento in cui sembra che la pandemia abbia rallentato il ritmo, a suo avviso sarebbe meglio agire con anticipo per prepararsi ad un eventuale ritorno di fiamma.

Un’ipotesi che non è poi così surreale, visto quanto dichiarato da Silvio Brusaferro e sostenuto dal virologo Silvestri, circa una seconda ondata di contagi. “Sarà fondamentale creare in tutti i pronto soccorso percorsi separati tra i pazienti che hanno i sintomi del Coronavirus rispetto a tutti gli altri”, suggerisce Walter Ricciardi, “È essenziale scongiurare ogni tipo di contatto e commistione, si è visto a febbraio e marzo quali possono essere altrimenti le conseguenze”.

Pronto soccorso per il Coronavirus

Secondo Ricciardi, i pronto soccorso avranno un ruolo chiave in caso di una seconda ondata di contagi. L’obiettivo sarebbe quello di trasferire i pazienti positivi nei Covid Hospital, dove verrebbero curati.

Alcuni ospedali sono già riusciti ad attrezzarsi, come nel caso dell’Emilia Romagna che inaugurerà nuove strutture a breve. “Penso anche a grandi complessi privati come il policlinico Gemelli a Roma o l’Humanitas di Milano”, dice Ricciardi, “Si è riusciti in tempi record a creare percorsi di accoglienza separati per i pazienti Covid o con sintomi riconducibili al virus. Ma in tanti altri ospedali, soprattutto al Sud, non è così e questo è preoccupante”.