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Covid, negate le nozze per due volte: "Mi risarcisca De Luca"

Nozze negate

Luisa chiede un risarcimento a De Luca per averle negato per due volte la possibilità di sposarsi.

Le sono state negate le nozze per ben due volte a causa del Covid e ora Luisa chiede a De Luca di risarcirla. Luisa Casillo, 30 anni, di San Giuseppe Vesuviano è sconvolta per aver dovuto di nuovo rimandare il suo matrimonio a causa della nuova ordinanza di Vincenzo De Luca sul divieto di cerimonie con più di 20 invitati.

Negate le nozze per Covid

Dovevo sposarmi lo scorso giugno, era tutto pronto. Poi è arrivato il Covid e sono entrata in un incubo. Due settimane prima ho rimandato il matrimonio a ottobre, chiamando uno per uno i miei 150 invitati. Non è stato facile. Ora, a 5 giorni dalla data tanto attesa, mi ritrovo di nuovo nelle stesse condizioni. Devo rinviare per la seconda volta, non ho il coraggio. Sono scioccata” ha spiegato Luisa Casillo, su Repubblica, in lacrime. “Come si può trasformare un momento di gioia in un incubo? Ho ritirato l’abito, ho pagato caparre consistenti praticamente a tutti, dal locale del ricevimento a Massalubrense al fioraio, alle bomboniere già pronte, perfino l’abito da sposa ho ritirato due giorni fa. Ho pagato i fornitori e li ho bloccati, chi mi risarcirà?” ha domandato la donna. Luisa è completamente nel panico, così come il suo fidanzato. “Ho 30 chili di confetti pronti, medito di spedirli a De Luca, con la richiesta di risarcimento. Una nuova data? Sto pensando di rinunciare. Il matrimonio si può annullare fino ad un mese prima, non certo 5 giorni prima senza accollarsi le spese” ha aggiunto la donna.

Le decisioni del presidente della Campania hanno conseguenze pesante nel settore dei matrimoni e a rimetterci sono non solo gli sposi ma anche le imprese costrette a disdire gli ordini. Le perdite sono al 70%. “Il giro d’affari di un settore che si aggira intorno al miliardo messo in ginocchio per una decisione scellerata. Non è stata una mossa da buon padre di famiglia, perché non bloccare tutto prima, anche le elezioni?” ha dichiarato lo stilista Gianni Molaro, furioso. Molaro parla di una questione morale, visto che ha 40 dipendenti in cassa integrazione. Pensava si potessero prendere decisioni diverse rispettando tutte le regole. “Non si può resistere un anno senza incassi. È davvero discutibile aprire gli stadi a mille persone e poi chiudere alle cerimonie con 150 persone.” ha spiegato Carlo Cavallo, C&O Pronovias Nicole, gruppo di abiti da sposa. “Ho un locale di 500 metri quadrati. Abbiamo già perso posti per la normativa anti-Covid e ora scendere a 20, vuol dire chiudere. Ho già ricevuto 5 disdette tra comunioni e compleanni: perdite incalcolabili” ha aggiunto Gianni Pignatelli, gestore de “Le Arcate”, villa per cerimonie.