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Violenza sulle donne, dopo il 25 novembre è andata ancora peggio

violenza sulle donne

Finché non vinceremo questa battaglia culturale saremo meno liberi tutti quanti, non solo noi donne, perché solo le strade che percorrono liberamente le ragazze sono strade libere per chiunque.

Fate ribrezzo, fate male. Così concludevo il mio post su Twitter a proposito del caso Genovese e dell’editoriale del direttore (non responsabile) di Libero, Vittorio Feltri, che in pratica rovesciava la colpa sulla vittima dello stupro. Riguardando oggi quel tweet non credo di aver usato parole troppo forti, anzi. La conferma l’ho avuta, purtroppo, leggendo la risposta del direttore (responsabile) di Libero, Pietro Senaldi, che per difendere Feltri ribadiva il concetto che in fondo in fondo la vittima dello stupro quella violenza se l’era andata a cercare.

Sono concetti che fanno ribrezzo e anche male proprio perché presuppongono che un essere umano abbia sfere di libertà meno ampie in base al proprio sesso. Per cui se una ragazza viene violentata per strada, la responsabilità non è dell’uomo che l’ha aggredita, ma si rovescia su di lei: perché andava in giro la sera da sola o perché era vestita in tal modo? A delle ragazze violentate, in tribunale, è stato chiesto se la sera in cui hanno subito violenza portavano o no le mutandine.

Quei concetti espressi da Feltri non sono solo suoi, ma di una cultura maschilista che fatica a scomparire e che viene alimentata e rilanciata anche dalla Rai, dal nostro servizio che dovrebbe essere pubblico, dato che è sostenuto dai soldi del canone, e invece spiega alle donne come essere brave donne-oggetto facendo la sexy-spesa, che ovviamente è una funzione tipica legata al sesso femminile.

Una mentalità che ritroviamo anche nelle sentenze o nei verbali delle Forze dell’Ordine e anche in tante cronache dei giornali. Quante volte ancora dovremo leggere sui giornali o sentire in tv che “pazzo d’amore ha ucciso la moglie”. Cosa c’entra l’amore con la violenza, come può esserci amore dove c’è stupro, ricatto, vessazione e sopraffazione. E non può esservi mai giustificazione alcuna a chi usa la forza, fisica o psichica, contro una donna.

Abbiamo di fronte una battaglia culturale per liberare tanti maschi da catene fatte di pregiudizi e incrostazioni e dobbiamo farla non lasciando passare sotto silenzio nessun abuso, nemmeno lessicale, contro le donne e la loro dignità e libertà. Finché non estirperemo questi preconcetti saremo meno liberi tutti quanti e non solo noi donne, perché solo le strade che percorrono liberamente le ragazze sono strade libere per chiunque.