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Zangrillo, polemica sul tweet pubblicato dal primario del San Raffaele

Polemiche tweet

Il primario del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo, è al centro di alcune polemiche in seguito alla pubblicazione di un tweet.

Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione presso l’ospedale San Raffaele di Milano, è diventato una personalità nota agli italiani negli ultimi mesi, soprattutto per le opinioni espresse rispetto al coronavirus. A questo proposito, un tweet recentemente pubblicato dal medico sulla sua pagina Twitter sta scatenato molte polemiche.

Zangrillo, polemica sul tweet pubblicato

Il tweet scritto da Alberto Zangrillo in risposta ai ringraziamenti ricevuti da un utente per le condizioni in costante miglioramento di una persona cara recita quanto segue: «Grazie cari amici. Grazie al mio splendido gruppo. Che figata salvare vite umane mentre gli sciacalli che non hanno mai tenuto la mano a un malato sparano cazzate in televisione».

Le parole di Zangrillo hanno fatto riesplodere le polemiche relative al ruolo da protagonisti che epidemiologi, virologi e esperti di vario genere stanno ricoprendo nel corso della lunga emergenza sanitaria in atto.

Il tono del tweet, inoltre, non è stato condiviso da molti utenti che hanno preso le distanze dal linguaggio utilizzato dal professionista ribattendo, ad esempio, con osservazioni del tipo: «Per un medico, non è una ‘figata’ salvare vite umane. È un dovere. Dovrebbe ricordarlo più spesso».

In molti, poi, hanno approfittato dell’occasione criticare il primario e ricordargli le proprie – molteplici – apparizioni televisive o le dichiarazioni rilasciate nei mesi scorsi sul Covid, definito come un «virus clinicamente morto».

Il commento di Massimo Galli sulle parole di Zangrillo

Sulla spiacevole vicenda è intervenuto anche il responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, MassimoGalli, spesso scontratosi con Alberto Zangrillo in trasmissioni televisive. In merito al tweet incriminato, Galli ha affermato: «Non ho intenzione di commentare quello che dice il professor Zangrillo, avrà i suoi motivi per fare le sue affermazioni. Io di malati ne vedo da 44 anni, sono un medico in ospedale, curo pazienti con patologie più affini a quelle che vede Zangrillo, occupandomi di malattie infettive. Non mi sento toccato da queste affermazioni e sono anche stanco di alimentare contrapposizioni che sono diventate oggetto di satire tra me e il professor Zangrillo. Mi sembra fuori luogo. Di contrappormi, non mi è mai importato nulla».