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La diocesi di San Francisco dichiara fallimento dopo oltre 500 cause per pedofilia

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I fatti denunciati risalgono al ventennio 1960-1980. L'arcidiocesi non può più pagare spese legali

L’arcidiocesi di San Francisco dichiara bancarotta. Dietro la scelta di avviare la procedura fallimentare si allunga l’ombra inquietante della pedofilia. La vicenda rivela uno dei più controversi nodi scoperti della Chiesa cattolica.

L’arcidiocesi di San Francesco fallita per pedofilia

Sono state così tante le cause legali per affrontare i casi di pedofilia denunciati negli anni che la diocesi cattolica più importante di San Francisco ha dovuto avviare la procedura fallimentare. I porporati dell’arcidiocesi hanno dovuto così presentare istanza di bancarotta. Una scelta sofferta ma necessaria, stando alle stesse ammissioni dell’arcivescovo Salvatore J. Cordileone, che ha presentato istanza alla Corte fallimentare del Distretto settentrionale dello Stato americano della California.

Cordileone non ha dubbi: “La soluzione migliore per fornire una compensazione giusta ed equa ai sopravvissuti innocenti e a quanti hanno subito danno”.

 

Oltre 500 casi di pedofilia nella chiesa di San Francisco

L’arcidiocesi non ha più la capacità economica di affrontare le spese legali e gli oneri per difendersi da una montagna di accuse. Sono oltre 500 le cause giudiziarie per abusi sessuali su minori, fatti denunciati e risalenti a decenni fa. La maggior parte di questi abusi risalgono al ventennio 1960-1980, portando alcuni sacerdoti dell’arcidiocesi di San Francisco sul banco degli imputati. Alcuni di questi porporati sono stati allontani dalla chiesa cattolica, altri sono deceduti.

Dal sito stesso dell’istituzione clericale si apprende che la bancarotta “fermerà tutte le azioni legali contro l’arcivescovo cattolico di San Francisco”.

“L’arcidiocesi – assicura Cordileone – sviluppa un piano di riorganizzazione basato sui beni e sulla copertura assicurativa disponibile da utilizzare per risolvere i reclami con i sopravvissuti agli abusi. La triste realtà è che l’Arcidiocesi non ha né i mezzi finanziari né la capacità pratica per discutere individualmente tutte queste denunce di abuso, e quindi, dopo molte considerazioni, ha concluso che il processo di fallimento era la soluzione migliore per fornire un risarcimento giusto ed equo ai sopravvissuti innocenti che sono stati feriti”.

“Dobbiamo cercare la purificazione e la redenzione per guarire, soprattutto i sopravvissuti che hanno portato contro di loro il peso di questi peccati per decenni”, conclude l’arcivescovo.