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È possibile in Italia una tempesta come il crac della Silicon Valley Bank?

Il crac della SVB e il possibile scenario italiano

"Non è un paese per unicorni" e a volte va bene così: è possibile in Italia una tempesta come il crac della Silicon Valley Bank?

Ogni volta che Oltreoceano qualcuno gioca troppo con i depositi e con la finanza succedono due cose. Cioè che le tempeste si fanno tsunami da ovest ad est ed investono l’Europa e che investitori ed operatori si fanno la domanda delle cento pistole: è possibile in Italia una tempesta come il crac della Silicon Valley Bank? Insomma, quanto c’è di “americano” nel fallimento a sorpresa della Svb e uno scenario nel nostro paese sarebbe stato possibile? Dire no equivale a spiegare perché, partendo da una serie di assunti. Il primo è che per far fallire una banca deve accadere una cosa tutto sommato semplice: quell’istituto non deve più trovarsi con i soldi sufficienti per rimborsare i suoi correntisti, e qui lo storico italiano ha fior di esempi, ma con dei distinguo.

Crac di Silicon Valley Bank, la prima regola

La regola aurea è che nessuna banca ha materialmente in cassaforte contanti sufficienti per restituire al momento il denaro a tutti i sui clienti: si chiama finanza e con l’economia non ha nulla a che vedere. Ma per evitare che questo accada sono state inventate delle regole e dei protocolli, come quello del trattato Basilea-3, ad esempio. E c’è poco da fare: negli Usa quelle regole sono lasche, mentre in Europa ed Italia, dove economia e finanza sono ancora in apparentamento, sono molto più rigide. Le banche del Vecchio Continente e del Belpaese hanno due “guardiani”: Banca d’Italia e dalla Bce.

I guardiani: non è un paese per “unicorni”

Sono loro a monitorare patrimonialità, liquidità e riserve. Ci sono parametri più severi e soprattutto non ci sono molte banche a “mission centrata” come la Svb, istituti cioè che crashano più facilmente perché la tipologia di clientela tende ad essere più settoriale ed “evanescente” come l’hi-tech, pieno di manager spendaccioni, di continuo ricorso ai fondi per totem sociali di lusso, idee non sempre remunerative e di “falsi unicorni” che poi vanno in secca di denaro dopo il terzo anno fiscale. Da noi se vuoi cavalcare un cavallo alato devi essere fantino davvero bravo. Il paradosso sta tutto nel fatto che da noi le imprese “pioniere” sono tendenzialmente snobbate, perciò dove primeggiano si perde si un’occasione, tuttavia però dove “toppano” si scansa un pericolo grosso. La banca californiana aveva infatti una clientela concentrata per lo più su un solo settore ed essa stessa è stata della partita con investimenti rischiosi alla luce dell’aumento dei tassi.

Un paracadute insufficiente per le imprese

Il Fondo tutela è stato paracadute insufficiente ed ecco servito il più grosso crac dal 2008 nerissimo di Lehman Brothers ma senza il contagio perché qui non si parla di bolle immobiliari. E se i clienti sono soprattutto le imprese, che per definizione sono indebitate, il guaio è triplo. Perché l’impresa che non ha più soldi trascina con se in slavina la galassia di microcrediti e posizioni subordinate insiti nella sua mission. In Italia un crac come è giunto ed è stato concepito quello della Silicon Valley bank sarebbe stato perciò se non impossibile quanto meno molto ma molto più remoto come ipotesi.