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WikiLeaks, Julian Assange farà causa all'Ecuador

Julian Assange

Julian Assange vive da mesi come in una "cella di isolamento", senza telefono e internet. Il fondatore di WikiLeaks ha deciso di denunciare l'Ecuador.

Julian Assange ha deciso di denunciare il governo dell’Ecuador per la violazione dei “suoi diritti fondamentali e delle sue libertà”. La decisione è stata presa, come annuncia in un post WikiLeaks, perché l’Ecuador da ormai sette mesi minaccia di voler rimuovere l’asilo politico concesso ad Assange nel 2012. Inoltre, in questo periodo l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove il giornalista si è rifugiato per evitare l’estradizione in Svezia e la successiva probabile “deportazione” negli Stati Uniti, ha interrotto ogni accesso di Julian Assange con il mondo esterno.

Il Protocollo speciale anti-Assange

Il fondatore di WikiLeaks infatti da mesi non può più ricevere né giornalisti né esponenti di organizzazioni per i diritti umani. Inoltre, nell’ambasciata sono stati installati tre jammer che interferiscono con le onde radio. In questa maniera Julian Assange non può né chiamare né ricevere telefonate, ed ovviamente non può collegarsi ad internet.

Di fatto, il fondatore di WikiLeaks vive come se fosse in una “cella di isolamento”, e questo nonostante l’ONU abbia già chiarito (nel 2016) come la detenzione di Assange sia completamente “illegale”. Gli avvocati di Julian Assange contestano inoltre il “Protocollo speciale” voluto dal governo, che di fatto vìola la libertà di opinione, di parola e di associazione del 47enne australiano e dei suoi (pochi) visitatori.

Questo protocollo obbliga infatti i giornalisti, gli avvocati e chiunque altro incontra Assange di rivelare all’Ecuador dettagli privati o politici di cui è venuto a conoscenza nel corso della visita, come i nomi utente utilizzati sui social media o i numeri seriali ed i codici IMEI di smartphone e tablet. Inoltre, il protocollo prevede che il governo possa “condividere queste informazioni con altre agenzie (CIA?, ndr)”. Infine, lo stesso protocollo permette all’ambasciata di sequestrare le proprietà di Assange o dei suoi visitatori e, senza un mandato, consegnarle alle autorità del Regno Unito.

Ecuador, nuovo alleato degli Stati Uniti

Il cambio di rotta sulla protezione di Julian Assange è arrivata a seguito dell’elezione di Lenín Boltaire Moreno Garcés e dopo che gli Stati Uniti hanno sottolineato come l’Ecuador sia diventato un loro “alleato strategico”. Alcuni membri del Congresso non hanno nascosto però che prima di avviare una “cooperazione economica” con l’Ecuador, Moreno deve essere in grado di “risolvere un problema creato dal predecessore, Rafael Correa“, che aveva concesso l’asilo al fondatore di WikiLeaks. Correa ha sostenuto infatti che l’attuale amministrazione sta “tentando di distruggere psicologicamenteJulian Assange, accordo raggiunto durante la visita di Mike Pence in Ecuador.