Lisa Pendezza Tensione nel centro di Barcellona, dove gli indipendentisti radicali catalani hanno bloccato le strade dalle prime luci dell’alba. In città è prevista una riunione decentralizzata del Consiglio dei ministri spagnoli. Molti sostenitori dell’indipendenza della Catalunya hanno interpretato questa riunione come una provocazione da parte del governo centrale e hanno deciso di organizzare una protesta. Solo un anno prima, infatti, proprio il 21 dicembre, l’allora primo ministro Mariano Rajoy ha deposto il Parlamento locale e imposto alla Catalunya nuove elezioni. I manifestanti si sono dati appuntamento davanti a Casa Llotja, il palazzo dove si sta svolgendo il Consiglio dei ministri. Il governo ha reagito con un grande dispiegamento delle forze dell’ordine.
Barcellona, a rischio il dialogo col governo
A rischio il dialogo riaperto solo qualche ora prima dall’incontro tra il premier spagnolo Pedro Sanchez e Quim Torra, presidente della Generalitat indipendentista. Il meeting è terminato con la promessa, da parte dei due leader, di instaurare un “dialogo efficace” e di avanzare un disegno politico “che abbia un ampio sostegno nella società catalana“.
Per il primo ministro la giornata è cominciata con una colazione di lavoro con il sindaco di Barcellona, Ada Colau. Per le ore 18 è invece prevista una manifestazione che riunisce venti diverse organizzazioni separatiste. “Facciamo cadere il regime” è lo slogan scelto per l’occasione. All’ordine del giorno del Consiglio dei ministri ci sono diverse misure che interessano proprio la Catalunya. Tra queste compare l’aumento del salario minimo, che verrà portato a 900 euro. Si discuterà anche l’aumento del 2,35% del salario per i dipendenti pubblici.
