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Nigeria al voto per le presidenziali, esplosioni nel nordest

Nigeria

Esplosioni e colpi di arma da fuoco a Maiduguri, nel nordest della Nigeria, a poche ore dall'apertura delle urne per le elezioni presidenziali

In Nigeria le elezioni si aprono all’insegna del terrore. La città di Maiduguri, capitale dello Stato del Borno nel nordest della Nigeria, si è svegliata a colpi di arma da fuoco ed esplosioni. Stando a quanto riporta The Guardian, a poche ore dall’apertura delle urne la città è stata attaccata da sospetti militanti islamisti. Centinaia le persone in fuga.

Le urne hanno aperto alle 8.00 ora locale e chiuso alle 14.00. La tornata si sarebbe dovuta svolgere sabato 16 febbraio, ma è stata rinviata di una settimana a causa di ritardi nell’allestimento dei seggi, maltempo, controversie sulle registrazioni dei candidati e sospetti di sabotaggio. Al voto sono chiamati oltre 84 milioni di persone, a fronte di una popolazione di oltre 190 milioni. Come fa sapere l’Ansa, il principale fra i 73 candidati è il 76enne presidente uscente Muhammadu Buhari che cerca un secondo mandato quadriennale. Il suo principale rivale è l’ex vice presidente, il 72enne Atiku Abubakar.

Elezioni in Nigeria

Sabato 23 febbraio si vota in Nigeria per scegliere sia il nuovo presidente del Paese sia i componenti dell’Assemblea Nazionale (Camera e Senato). Si tratta delle seste elezioni che si tengono in Nigeria dal 1999, quando la nazione tornò alla democrazia dopo 33 anni di regime militare.

La Nigeria è lo stato più popoloso e con l’economia più grande dell’intera Africa, ma con seri problemi di corruzione e sicurezza e ricorrenti blackout elettrici dovuti a una rete molto carente. È una Repubblica Federale, in cui il potere esecutivo è in mano al presidente. Le elezioni si svolgono ogni quattro anni e il presidente per essere eletto deve raggiungere la maggioranza semplice dei voti totali, oltre ad ottenere un quarto dei voti favorevoli in almeno 27 dei 36 stati di cui è composta la federazione.

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Il presidente Muhammadu Buhari

L’attuale presidente nigeriano è Muhammadu Buhari, ex generale che prima del ritorno della Nigeria alla democrazia faceva parte di un governo militare. Nel voto del 2015 il suo partito, il Congresso di Tutti i Progressisti, sconfisse il Partito Democratico Popolare che aveva espresso tutti i presidenti dal 1999 fino a quel momento.

Buhari si è ricandidato alle elezioni di febbraio 2019, ma sono numerosissime le critiche che accompagnano la sua nuova candidatura. Infatti, durante il suo governo non sarebbe riuscito a contrastare le violenze nel Paese e poco avrebbe fatto per migliorare la preoccupante situazione dell’economia nazionale. Quattro anni fa Buhari vinse le elezioni promettendo di risolvere due dei maggiori problemi del paese: la corruzione e la guerra contro Boko Haram. Tuttavia, sembra essere ben lontano dal raggiungere questi importanti traguardi.

Le opposizioni, infatti, accusano Buhari di essersi occupato solo degli scandali che hanno riguardato funzionari in carica prima di lui o suoi avversari politici, ma non direttamente il suo governo e i suoi alleati. Le principali critiche però si sono concentrate soprattutto sulla guerra contro Boko Haram. Attualmente si stima che i combattenti del gruppo terroristico siano circa 5mila e che i soldati nigeriani impiegati per affrontarli siano scarsamente addestrati ed equipaggiati. Durante la campagna elettorale, Buhari aveva anche promesso di liberare tutte le studentesse rapite da Boko Haram nel 2015, ma a distanza di quattro anni diverse decine di ragazze risulterebbero ancora prigioniere.

I candidati

Oltre a Buhari, ci sono altri 15 candidati alla presidenza. Il suo rivale più importante sarebbe Atiku Abubakar, esponente del Partito Democratico Popolare e vicepresidente del governo precedente a quello di Buhari. Sia lui sia Buhari sono di etnia Fulani.

Abubakar ha un passato segnato da diverse accuse di corruzione. Nel 2007 si candidò alle elezioni, ma esclusero all’ultimo momento il suo nome dal voto proprio perché indagato. Dopo avere riattivato la sua candidatura, Abubakar arrivò terzo, poi sostenne che qualcuno aveva truccato le votazioni.

Le diverse accuse spinsero gli Stati Uniti a negargli più volte un visto e Abubakar si trovò in mezzo ad alcune storie piuttosto controverse. Tra queste, nel 2009, durante le indagini in corso negli Stati Uniti su William J. Jefferson, membro del Congresso accusato e poi giudicato colpevole di corruzione, fu scoperto un freezer contenente 90 mila dollari che Jefferson avrebbe dovuto consegnare a Abubakar, il quale negò di essere coinvolto nell’intera faccenda.