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Turchia, la dittatura di Erdogan raccontata da Deniz Pinaroglu

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Intervista al blogger costretto a fuggire dalla Turchia, un Paese dove la dittatura di Erdogan ha messo in atto un "genocidio intellettuale".

Deniz Pinaroglu in Turchia ha fatto moltissimi lavori, è un dj ma è anche un blogger, ha scritto sceneggiature e cortometraggi, è un artista, almeno cosi sarebbe considerato in un paese “normale”. Ma la Turchia non è un paese normale, nonostante sia nell’alleanza atlantica (Nato) e nonostante ci sia la tentazione saltuariamente di considerarla un paese europeo, moderno, occidentale. Niente di più lontano. La Turchia non è una democrazia e chi si oppone alla linea del sultano Erdogan rischia di passare tutta la vita in carcere. Artisti, avvocati, politici, giornalisti. Le carceri turche sono piene di voci oppresse, dimenticate da tutti. Una di queste rischiava di essere quella di Deniz che nel 2018 però riesce finalmente a scappare.

Lo incontriamo e ci racconta la sua storia.

La Turchia sotto la dittatura di Erdogan

“I femminicidi, la violenza sui bambini, il genocidio contro il popolo curdo, i diritti civili dei cittadini ignorati, la corruzione, la distruzione del sistema scolastico laico, la mancanza di uno Stato di diritto, l’incarcerazione di coloro che si oppongono al sistema di Erdogan. Per tutti questi motivi e per molti altri ho deciso di ribellarmi“.

E cosa è successo?

Coloro che si definiscono come “oppositori” vengono oppressi dal Partito al governo. Cosi anch’io sono finito nel mirino di quest’operazione. Sulle pagine dei social media, seguite da centinaia e migliaia di persone, sono stati dichiarati i miei indirizzi di casa e di lavoro e sono stato indicato come bersaglio. Ho subito diversi agguati dai gruppi islamisti e razzisti sotto casa mia. Hanno piazzato una bomba acustica sotto casa mia e a causa dell’esplosione una persona è rimasta ferita gravemente. Sono stato accusato di far parte di un gruppo di hackers chiamato RedHack che aveva hackerato più di 300 siti web del governo e per questo motivo sono stato trattenuto in carcere per un lungo periodo. Il giudice non è riuscito a dimostrare una prova concreta e reale per condannarmi a carcere quindi sono stato scarcerato ed assolto.

Dopo il fallito tentativo di golpe del 15 luglio 2016 sono stato denunciato per aver violato gli articoli che riguardano “il vilipendio del Presidente della Repubblica” ed accusato di aver “incitato all’odio la popolazione”, tutt’ora sono sotto processo. Hanno voluto arrestarmi per via dei miei messaggi sui canali social. Tuttora, in questo centro di detenzione dove sono stato, si trovano numerosi oppositori accusati di aver violato gli stessi articoli. Cosi nel 2018 ho dovuto abbandonare il mio Paese per non trascorrere il resto della mia vita in carcere oppure nelle aule del tribunale.

L’arrivo in Europa

In Europa cosa hai trovato?

Per circa un anno sono rimasto in Grecia. Ho fatto la domanda di asilo politico ma la data per la commissione era fissata per il 2021. Il governo greco non mi ha offerto nessuna sistemazione per dormire o alloggiare. Trovare un lavoro senza saper parlare in Greco è quasi impossibile. Sono stato malmenato dalla polizia, penso fossero dei simpatizzanti di Alba dorata. Per questo e per seguire la rotta balcanica con l’obiettivo di raggiungere i miei amici nel nord Europa sono partito, ho attraversato l’Albania, il Montenegro e la Bosnia camminando.

Sono arrivato in Italia dopo 4 mesi di viaggio. Una volta arrivato la polizia non mi ha procurato né un traduttore né un avvocato, mi ha portato nel Cpr di Torino dicendo che mi avrebbero rilasciato dopo due giorni. Invece i responsabili del Cpr mi hanno successivamente comunicato che mi avrebbero rimpatriato in Turchia. Grazie ad un team di avvocati che si sono occupati del mio caso dal punto di vista legale mi è stato consigliato di chiedere asilo politico per evitare il rimpatrio e cosi ho fatto. Dopo 28 giorni di sciopero della fame finalmente ho potuto lasciare il centro per il rimpatrio ed è cominciata la mia nuova vita da rifugiato politico.

Di fatto è stato riconosciuto che per te sarebbe molto pericoloso tornare in Turchia.

Penso assolutamente che coloro che si oppongono a Erdogan siano fortemente a rischio. Ci sono delle persone condannate a dodici anni di galera per aver violato l’articolo che riguarda il vilipendio del Presidente della Repubblica. Secondo il Presidente dell’Albo degli Avvocati di Ankara, ci sono 8 mila persone condannate per questo motivo. Dal 2010 in Turchia si vive un genocidio intellettuale. Tutti quelli che non pensano come Erdogan vengono arrestati oppure sono obbligati a lasciare il Paese. Mi rivolgo all’Europa, possiamo parlare di un paese democratico?

Il paradosso è che, in un paese che fa parte della Nato, alcuni suoi cittadini sono costretti a chiedere asilo in altri paesi Nato.

La questione credo che abbia un effetto a catena. Bisogna parlare anche delle politiche della Nato per capire meglio le radici del percorso politico attuale. Il colpo di stato del 1980 era un progetto della Nato e successivamente è stato arricchito e rafforzato Gulen che è diventato molto presente con la sua comunità in diversi apparati del sistema burocratico. Penso che la Nato sia un’organizzazione piena di paradossi. Penso che la crisi migratoria con la quale i paesi europei devono fare conti sia il frutto delle politiche statunitensi e della Nato nel Medio Oriente.

L’offensiva in Siria

Perché Erdogan ce l’ha cosi tanto con i curdi?

Collegare la questione curda a Erdogan rende riduttivo il problema. È una questione che ha delle radici centenarie piene di genocidi e politiche di assimilazione. Erdogan ha un problema di forza e potere con i curdi. Grazie all’alleanza con il partito del movimento nazionalista ha fatto vedere la sua vera faccia. È un governo che definisce tutti come “terroristi” se non riesce a prenderli sotto il suo controllo. Sono cento anni che la Turchia opprime i curdi, nel silenzio della comunità internazionale.

E adesso com’è la tua vita?

Ho iniziato a imparare l’italiano, vorrei riprendere gli studi interrotti, sto cercando di ricreare la mia vita qui. Penso di finire la scrittura della sceneggiatura che ho iniziato a buttare giù da quando sono partito dalla Turchia e vorrei tornare a fare il dj come una volta e far divertire le persone.