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Europa nella terza ondata, lo dice von der Leyen

Europa nella terza ondata, lo dice von der Leyen

Europa nella terza ondata, con ritardi e contratti non onorati dalle case farmaceutiche: Ursula von der Leyen fa in punto e fissa nuove regole

L’Europa è nel pieno della terza ondata di pandemia e servono nuove regole per garantire l’arrivo dei vaccini: Ursula von der Leyen lo dice chiaro in videoconferenza dopo il Consiglio Europeo. La presidente della Commissione Europea ha fatto il punto della situazione e mette l’accento con forza sulla questione vaccini. “La situazione epidemiologica nell’Ue desta grande preoccupazione. Siamo all’inizio di una terza ondata in Europa. In molti Paesi europei i contagi sono ancora in crescita, principalmente a causa della variante B.1.1.7 (la variante britannica, ndr), che è presente praticamente in tutti gli Stati membri. La mortalità è più bassa della diffusione del virus. Si tratta di un fattore in cui vediamo i primissimi effetti dell’aver vaccinato la maggioranza degli ultraottantenni. Tuttavia complessivamente la situazione desta grande preoccupazione, il che sottolinea l’importanza di una vaccinazione rapida”.

Europa nella terza ondata: il caso vaccini

Poi la presidente ha snocciolato le cifre. Con un invito in coda: “Dall’inizio di dicembre ad oggi l’Ue ha esportato oltre 77 milioni di dosi di vaccini anti-Covid in 33 Paesi. Questo dimostra che l’Ue è la regione che esporta di più nel mondo: invitiamo gli altri a fare altrettanto in termini di apertura. Ho presentato ai leader gli ultimi cambiamenti del meccanismo di trasparenza sull’export dei vaccini. Ieri abbiamo aggiunto i criteri della reciprocità e della proporzionalità”. Ma cosa significa e perché la von der Leyen ha sentito il bisogno di sottolinearlo? “Vogliamo assicurarci che l’Europa ottenga la sua giusta quota di vaccini. Questo perché dobbiamo poter spiegare ai cittadini che, se le compagnie esportano dosi in tutto il mondo, è perché onorano gli impegni e non mettono a rischio le forniture nell’Ue. Ue che è orgogliosa di essere la casa dei produttori di vaccini. Dall’inizio di febbraio sono state avanzate più di 380 richieste di esportazioni verso 33 Paesi e solo una è stata respinta”.

Si poteva essere più veloci

Poi il mea culpa e j’accuse al contempo sul fattore celerità: “Nel primo trimestre sappiamo che avremmo potuto essere molto più veloci nelle vaccinazioni. Questo se tutte le compagnie farmaceutiche avessero rispettato i contratti. AstraZeneca si è impegnata a consegnare nel secondo trimestre 70 milioni di dosi, invece di 180 milioni. Ma siamo sulla via di raggiungere l’obiettivo di aver vaccinato il 70% della popolazione adulta entro la fine dell’estate”.

Michel e i rapporti con Biden

E i programmi futuri? Li ha illustrati il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: “Per l’Unione Europea c’è l’esigenza imperiosa di continuare a lavorare per migliorare la produzione di vaccini. Poi la capacità di distribuire i vaccini negli Stati membri. Siamo mobilitati con la Commissione e gli Stati membri per riuscirci. E sul Green Pass digitale serve un approccio comune”. Nella campagna vaccinale europea pesa anche il fattore Joe Biden e un passaggio era necessario, a metà fra cooperazione sanitaria e geopolitica pura.

L’alleanza transatlantica

“Con il presidente Usa Biden abbiamo avuto l’occasione di identificare le materie sulle quali ci impegneremo insieme. Da una parte sicuramente la Covid-19, la necessità di garantire l’accesso ai vaccini e le supply chain, un punto essenziale per assicurare l’accesso ai sieri anti-Covid. Abbiamo avuto l’opportunità per la prima volta in undici anni di accogliere il presidente Usa Joe Biden. Ha espresso la sua visione sulla cooperazione tra Ue e Usa ed è stata anche un’opportunità per noi per esprimere il nostro forte impegno per l’alleanza transatlantica”.