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Giovanni Giolitti: chi era e cosa ha fatto

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Giovanni Giolitti, chi era e cosa ha fatto uno dei politici più influenti dell’intera storia italiana: dalle opere pubbliche alle creazioni di leggi speciali.

Tutti noi nel corso dei nostri studi abbiamo almeno una volta incontrato il personaggio storico che fu Giovanni Giolitti. Uno dei politici più influenti dell’intera storia italiana. Vediamo di ripercorrere la sua vita, il suo percorso e pensiero politico.

Giovanni Giolitti: la veloce ascesa politica

Nasce nella provincia di Cuneo, a Mondovì, il 27 ottobre 1842. Il padre di Giovanni era un cancelliere del tribunale del loro piccolo paese, ma morì di polmonite durante il primo anno di vita del figlio. La madre, proveniente da una benestante famiglia di origini francesi, decise di trasferirsi a Torino, dove vivevano alcuni suoi fratelli. Terminati gli studi al liceo, si iscrisse all’università, dove si laureò in Giurisprudenza. Ben presto sviluppò un grande interesse per la politica. Questo anche e soprattutto grazie all’influenza esercitata da un suo zio ex–deputato, che era in stretto contatto con il segretario del conte di Cavour.

In questi anni inizia l’attività politica di Giovanni. Dapprima lavorò nel Ministero di Grazia, per poi passare al Ministero delle Finanze. Qui ricoprì la carica di caposezione e iniziò a entrare in contatto con importanti esponenti della Destra storica, tra cui Quintino Sella. La sua carriera è sempre più in ascesa. Viene prima nominato alto funzionario della Corte dei conti e poi al Consiglio di Stato. Nel 1882 si candida e viene eletto come deputato. Durante il secondo Governo Crispi viene nominato ministro delle Finanze. Il 1892 fu il suo anno. Il governo Rudinì cadde, e il re Umberto I lo incarica di formare il nuovo governo. Tuttavia, il primo governo Giolitti entra subito in forte crisi, soprattutto a causa dello scandalo della Banca Romana. Dopo un anno, viene costretto alle dimissioni.

L’età giolittiana

Nel 1903 Giolitti torna a capo del Governo. Questa volta la politica che adotta è più di tipo radicale. Dalla Sinistra, cerca di creare una coesione tra le sinistre italiane. Collabora con il socialista Filippo Turati e appoggia scioperi e sindacati. Durante questo suo governo vengono adottate importanti riforme. Nascono le Ferrovie dello Stato e si da al via a numerose opere pubbliche. Tema centrale della politica giolittiana fu anche la creazione di leggi speciali per tutelare il Mezzogiorno e il suffragio universale . Gli anni di incontrastato dominio politico di Giolitti furono possibili grazie ad una sua intelligente gestione del trasformismo, con il quale riuscì a isolare gli estremisti di sinistra e attirare consensi tra i socialisti spaccati fra loro.

Giovanni Giolitti: il ministro della mala vita

I continui scioperi da Nord a Sud, sia nel settore agricolo che in quello industriale, furono un primo importante campanello di allarme per Giolitti. Queste agitazioni sociali facevano ben intendere come il benessere economico e le riforme giolittiane in tal senso, non andavano a migliorare le condizioni di vita dello strato sociale più basso. Lo sviluppo del Meridione, in realtà, non era provato dai fatti ma solo usato come ottimo bacino di voti, corrompendo gli influenti politici locali.

Il ministro della mala vita”: notizie e documenti sulle elezioni giolittiane nell’Italia meridionale.” Fu questo il titolo del saggio scritto dallo storico e politico antifascista Gaetano Salvemini. Non proprio parole dolci nei suoi confronti. E da eco fecero gli intellettuali meridionali dell’epoca, che non perdevano occasione per accusare i legami tra Giolitti e il crimine organizzato del Sud. Il 1914, a seguito di pesanti sconfitte elettorali, è costretto a dimettersi. Terminò così l’età giolittiana, che ebbe caratterizzato la vita politica italiana dall’inizio del secolo.

Un ultimo colpo di coda di Giolitti al governo è nel 1920. Il suo nuovo governo tenne la solita linea politica durante il complicato biennio rosso, e si trovò a risolvere la difficile questione Fiume. Ma l’ascesa del fascismo fu inarrestabile. Lasciata la politica si ritira presso la sua casa di Cavour. Si dichiarerà antifascista, soprattutto dopo la questione Matteotti. Morì a 86 anni, nel 1928.