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Juve, sei motivi per esonerare Allegri: perché i bianconeri non possono affidarsi ancora a lui

Allegri

I due anni dell'Allegri bis si sono rivelati un vero e proprio incubo: al netto delle attenuanti, ecco i 5 motivi principali per cui la Juve non può più permettersi di proseguire con il tecnico livornese.

Da mesi ormai Max Allegri continua a rivendicare i punti fatti e la qualificazione in Champions della Juve raggiunta sul campo. Eppure sono molteplici i fattori che giocano a suo sfavore e che fanno propendere per un addio a fine stagione. I problemi nascono già dalla stagione precedente e si aggravano con quanto accaduto nel corso di quest’ultima: vediamo allora perché la Juve sta valutando nuovi profili per la panchina e i sei motivi per cui l’esonero del tecnico livornese sembra ormai certo.

Juve, sei motivi per esonerare Allegri

I numeri. Allegri ha sempre sostenuto l’oggettività dei numeri, dai quali a suo dire “non si scappa” e dove non c’è spazio per le interpretazioni. Seguendo il suo ragionamento dunque bisogna registrare come nell’ultima stagione non si sia registrato nessun sostanziale miglioramento in termini di golf fatti e subiti. Le reti realizzate nell’annata 2021/2022 sono 57 contro le 55 attuali a una giornata dalla fine, mentre le reti subite quest’anno sono 33, 4 in meno a quelle della passata stagione. “È meglio essere bruttini e vincenti che bellini e perdenti”, un altro mantra del tecnico livornese che si scontra però con i risultati dei due anni della sua gestione in termini di trofei vinti: zero. Sarri aveva portato a casa uno scudetto, Pirlo una coppa Italia e una Supercoppa italiana.

Progetto tecnico-tattico. La carenza di trofei non trova consolazione nel gioco della squadra: poca solidità difensiva, baricentro troppo basso, scarse velocità e precisione dei passaggi, prevedibilità e difficoltà nel creare occasioni da gol. Tra giocatori involuti e carenza di idee e soluzioni tattiche mancano, insomma, i presupposti per dare continuità al progetto e dalle parti della Continassa a regnare è la sensazione che anche in assenza di vittorie non si stia costruendo per il futuro.

Il mercato. Dopo la delusione della prima annata, la società ha deciso di abbandonare la politica della sostenibilità e togliere ogni alibi ad Allegri accontentandolo in ogni richiesta di mercato. Il tecnico vuole tornare a vincere affidandosi a “gente navigata”, arrivano così giocatori come Di Maria, Pogba e Paredes il cui contributo, seppur per motivi diversi, sarà nullo o quasi. Neanche l’aver strappato Bremer all’Inter a suon di 50 milioni non è servito a restituire alla Juve la solidità difensiva dei tempi d’oro: Allegri ha infatti impiegato diverse partite per capire come l’ex Toro andasse sfruttato come centrale a 3, assetto a cui era abituato e grazie al quale dall’altra sponda di Torino era stato nominato miglior difensore della Serie A.

Comunicazione. Max è sempre stato considerato un maestro nella gestione dei campioni, così come delle situazioni extracampo e tra queste anche del rapporto con i giornalisti e le conferenze stampa. Anche qui, però, Allegri negli ultimi due anni sembra solo un lontano parente di quello dei 5 scudetti. Il continuo addossare le responsabilità ai giocatori gli è costato l’inimicarsi l’intero spogliatoio già a settembre. Il continuo contraddirsi tra il puntare prima allo scudetto e poi a un posizionamento in zona Champions per poi confessare che, se davvero avesse voluto vincere, avrebbe fatto meglio ad andare all’Inter o al Real sono le dichiarazioni che più di tutte sanno di rottura.

Scontri diretti e partite decisive. In due anni la percentuale di scontri diretti vinti dai ragazzi di Allegri è ai minimi storici, in parte migliorata quest’anno dalle due vittorie sull’Inter, salvo poi perdere proprio con i nerazzurri la possibilità di giocarsi la finale di Coppa Italia. Ma a pesare sono le umiliazioni, come quelle contro il Milan a San Siro, contro il Maccabi e il Benfica in Champions e, soprattutto, la manita dal Napoli al Maradona. La Juventus non subiva 5 gol in una sola partita dal 1993.