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Migranti, Salvini: Aquarius vada dove vuole ma non in Italia

Aquarius

L'Aquarius soccorre in mare 141 migranti ma Matteo Salvini nega loro lo sbarco. Danilo Toninelli consiglia all'Ong di chiedere aiuto al Regno Unito.

Il vicepremier Matteo Salvini nega l’attracco alla nave Aquarius che ha soccorso nel Mediterraneo 141 migranti. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli afferma che la Ong francese SOS Mediterranee deve chiedere aiuto al Regno Unito. Il team dell’Aquarius riferisce come il JRCC libico se ne sia lavata le mani ed avverte che i profughi erano stati avvistati prima da ben cinque imbarcazioni ma che queste non hanno prestato soccorso per il timore di “rimanere bloccate e di vedersi negare un luogo sicuro di sbarco”.

Salvini contro Aquarius

Matteo Salvini ribadisce la politica dei porti chiusi dell’Italia. Venerdì 10 agosto 2018, la nave di ricerca e soccorso Aquarius, noleggiata dalla Ong SOS Mediterranee e gestita in collaborazione con Medici Senza Frontiere, ha infatti tratto in salvo 141 persone. Come si legge in un comunicato stampa diffuso ieri, 12 agosto, entrambe le organizzazioni hanno chiesto quindi ai governi europei di assegnare un luogo sicuro di sbarco più vicino in conformità con il diritto marittimo internazionale, in modo che le persone salvate in mare possano essere sbarcate e la Aquarius possa urgentemente continuare a prestare la necessaria assistenza umanitaria.

Nonostante questo Matteo Salvini su Facebook fa sapere, con toni più da leader leghista che da ministro dell’Interno, che la nave Acquarius “può andare dove vuole, ma non in Italia!”.

Toninelli: attracchi in Inghilterra

L’Aquarius spiega di aver informato delle attività tutte le autorità competenti, tra cui i Centri di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC) di Italia, Malta e Tunisia, nonché il Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso libico (JRCC). Nonostante il JRCC libico abbia confermato il fatto di essere l’autorità di coordinamento dei soccorsi, questo ha però informato l’Aquarius che non avrebbe assegnato un luogo sicuro di sbarco e ha ordinato alla nave di richiederlo a un altro Centro di Coordinamento.

E’ per questo motivo che l’Aquarius si sta ora dirigendo verso nord per richiedere il luogo sicuro di sbarco più vicino a un altro Centro di Coordinamento. Dopo l’Italia, anche Malta però ha rifiutato di far attraccare la nave e di accogliere i 141 migranti.

Su Twitter, è il pentastellato e ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha specificato a chi la SOS Mediterranee dovrebbe rivolgersi. “L’Ong Aquarius è stata coordinata dalla Guardia Costiera libica in area di loro responsabilità. La nave è ora in acque maltesi e batte bandiera Gibilterra. – spiega – A questo punto il Regno Unito si assuma le sue responsabilità per la salvaguardia dei naufraghi”.

Il salvataggio

L’equipaggio della nave Aquarius riferisce di aver salvato venerdì scorso 25 persone trovate alla deriva su una piccola barca di legno senza motore a bordo. Si ritiene che i profughi siano rimasti in mare per circa 35 ore. Più tardi, nel corso della stessa giornata, la Aquarius ha avvistato una seconda barca di legno sovraffollata con 116 persone a bordo, compresi 67 minori non accompagnati.

L’Ong specifica che oltre il 70 per cento delle persone salvate proviene dalla Somalia e dall’Eritrea e che le condizioni di salute delle persone soccorse sono stabili al momento, ma molti sono estremamente deboli e denutriti. Molti inoltre riferiscono di essere stati detenuti in condizioni disumane in Libia.

Ecco perché Nick Romaniuk, coordinatore dei soccorsi per SOS Mediterranee chiarisce: “Ciò che è di massima importanza è che i superstiti siano portati senza ritardi in un luogo sicuro di sbarco, dove si possa rispondere ai loro bisogni di base e dove possano essere protetti dagli abusi”.

A rischio i soccorsi in mare

Aloys Vimard, coordinatore di Medici Senza Frontiere a bordo dell’Aquarius evidenzia: “I governi europei hanno fatto tutto il possibile per sostenere il JRCC libico, tuttavia gli eventi di venerdì mostrano che non hanno assolutamente la capacità di coordinare un salvataggio”. “Un soccorso non è completo fino a quando non avviene lo sbarco in un luogo sicuro. Il Centro di Coordinamento dei Soccorsi Libico ci ha chiaramente detto che non ce lo avrebbe assegnato. – ribadisce – Inoltre, non ha informato l’Aquarius delle imbarcazioni in pericolo di cui era a conoscenza, nonostante noi fossimo nelle vicinanze e avessimo offerto la nostra assistenza. Siamo stati fortunati ad aver avvistato noi stessi queste barche in pericolo”.

Non solo. L’equipaggio dell’Aquarius rivela come le persone salvate hanno dichiarato di aver incrociato cinque diverse navi che non hanno offerto loro alcuna assistenza. “Sembra che sia a rischio il principio stesso di fornire assistenza alle persone in pericolo in mare” avverte Vimard. “Le navi potrebbero non essere disposte a rispondere a coloro che sono in difficoltà a causa dell’alto rischio di rimanere bloccate e di vedersi negare un luogo sicuro di sbarco” riflette infatti. “Le politiche che mirano a impedire a tutti i costi alle persone di raggiungere l’Europa – chiarisce infine – si traducono in maggiori sofferenze e anche in viaggi più rischiosi per persone che sono già molto vulnerabili”.

Non a caso l’Aquarius è attualmente una delle uniche due navi di ricerca e soccorso umanitarie rimaste nel Mediterraneo centrale. “La criminalizzazione e il blocco nei confronti delle organizzazioni umanitarie riflettono il problema più grande di un sistema di asilo europeo a pezzi e il fallimento degli Stati membri dell’UE nel ricollocare i richiedenti asilo che arrivano in Europa” denuncia l’Ong SOS Mediterranee.