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Decreto sicurezza, Mattarella firma. E Salvini: "Ciapa lì"

Approvato decreto Salvini

Il capo dello Stato ha firmato il decreto voluto da Matteo Salvini. Il ministro dell'Interno: "Così strade italiane più sicure".

“Contro tutti quelli che dicevano che Mattarella non avrebbe firmato il decreto, dico in milanese: ciapa lì e porta cà”. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, esulta dopo aver incassato la firma del Capo dello Stato del suo decreto sicurezza. Alle opposizioni, che sostenevano ci fossero rilievi di incostituzionalità, dice “Prendete e portatela a casa”. Ora il decreto entrerà in vigore, ma dovrà comunque passare per l’approvazione del Parlamento per essere trasformato in legge dello Stato. “Finalmente c’è un decreto, a firma di Salvini, che comincia dalla settimana prossima il suo viaggio in Parlamento”, ha continuato il ministro,”Potrà essere migliorato ma non mollo di un millimetro: su espulsioni, cittadinanza, permessi umanitari non torno indietro”.

Mattarella scrive una lettera al premier Conte

La vittoria di Matteo Salvini, però, è parzialmente mitigata da un gesto che il Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella, infatti, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in cui ha chiesto di rispettare “Gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”. Tradotto: va bene il decreto, ma l’Italia non può non rispettare i trattati da lei sottoscritti in materia di migranti. Lo si apprende da una nota del Quirinale, nella quale si comunicava l’avvenuta firma del decreto sicurezza.

I contenuti del decreto sicurezza

I provvedimenti principali di quello che è definito, a tutti gli effetti, “Il decreto Salvini“, intervengono su molti aspetti della gestione dei flussi migratori. Anche la Commissione europea, certamente non amica del vicepremier Salvini, ha dato parere complessivamente positivo. Anche se le critiche non mancano, soprattutto da sinistra, per un provvedimento che, in tema d’immigrazione, di fatto sposta la priorità dall’accoglienza ai rimpatri, con tutta una serie di misure tra cui le principali sono: abolizione dei permessi di soggiorno umanitari, aumento da 90 a 180 giorni del periodo di trattenimento nel Centri per i rimpatri e, in più, la sospensione della domanda d’asilo e l’obbligo di lasciare il Paese anche per tutti i richiedenti che venissero condannati anche solo in primo grado (per una serie di reati ritenuti gravi). Per Gino Strada, fondatore di Emergency, questo decreto si tratterebbe di “Un atto di guerra”.